E dunque Matteo Renzi, che è molto bravo ad azzeccare i “brand”, dopo avere trasformato il brand “Italia Viva” nel brand “Il Centro”, con il quale presentarsi alle europee, potrebbe/dovrebbe (è un suggerimento) cambiare il brand de “Il Riformista” ne “Il Corriere del Piccolo”, così da scrollarsi di dosso quell’allure che da sempre (ai miei occhi) ha avuto “Il Riformista”: imitazione arancione de “Il Foglio” (è ancora arancione?) e fogliettone di un centrocentrocentrosinistra a cui piacciono i piccioli e il potere; una sorta di accrocchio sbavante. Però “Il Riformista”, al momento, sembra più un libro di poesia stampato in proprio (non fate paragoni con il libro del generale Vannacci perché la poesia non ha mai venduto quanto le minchiatone col botto). Il ragionamento è: se non ti legge nessuno per quale minchia mai di motivo dovrebbero votarti? Per dire: “Il Riformista”, secondo il sito similarweb, sarebbe al 54esimo posto tra le fonti di informazione (MOW, per dire, con AM Network è al 36esimo) e il cartaceo è talmente basso nelle vendite che non rientra nelle rilevazioni. Come riportato anche da Dagospia, nel rapporto Ads (Accertamenti diffusione stampa), Il Riformista non è pervenuto (insieme a Il Foglio e Domani). Mentre alcuni grandi crescono e regnano e altri perdono qualcosa (La Stampa un - 10% circa, Il Sole 24 ore un - 6%), altri non sarebbero neanche stati considerati. Inutile dire che sia passato poco tempo. Nonostante gli annunci, le presenze televisive e il rilancio con garanzia di crescita da maggio a oggi, Il Riformista non sarebbe poi così tanto letto. Secondo il sito Similar Web l'estate non sarebbe stata un gran successo. Dopo la crescita fino a giugno, infatti, si è avvertito un calo e, rispetto all'ultimo mese abbiano una percentuale chiara: - 26,62%.
Probabilmente Renzi, quando varca la soglia della redazione, con piglio da timoniere di transatlantico (me lo immagino col cappellino da “Love Boat”), pensa di essere al comando del “Corriere della Sera”, sul quale scrivere argute ma serie riflessioni capaci di indirizzare, come si dice, l’opinione pubblica, riformare da solo il “centro” (cosa nella quale non sono riusciti neanche i democristiani, per dire) e farsi eleggere al Parlamento europeo, senza ovviamente tenere in considerazione i social, che oramai orientano ben più dei quotidiani (Elon Musk per influire sulle elezioni si è comprato Twitter, non un cartaceo: la teoria memetica applicata alla politica pare funzioni alla grande, come nel gossip) e sui quali è famoso per i meme. Anziché “Il Centro” avrebbe dovuto usare il brand “Il Meme”.