Ha fatto tutto lui, difficile aggiungere altro: “C’è questo Topolino del 1982 che celebrava i cantieri e i lavori per il ponte sullo stretto di Messina. Sono passati 41 anni e non c’è traccia del ponte, anche se i progetti agli italiani sono già costati dei quattrini”. Una citazione colta, Topolino è a tutti gli effetti, almeno da Umberto Eco in poi, una pietra miliare della storia intellettuale dell’Occidente. E se persino Topolino avalla l’idea del Ponte sullo Stretto di Messina, perché non farlo anche noi? Peccato che le cose, nel numero della rivista Disney citata, non siano finite molto bene. Come spiega il sito Fumettologica, il ministro delle Infrastrutture è incappato in una gaffe. Tanto voleva difendere la sua battaglia pro Ponte da non essersi accorto che nella storia disneiana la struttura crolla, distrutta da viaggiatori e turisti.
“È un diritto alla continuità territoriale per milioni di siciliani, che devono muoversi, studiare, potersi curare senza aspettare per ore i traghetti. L’obiettivo è di dare finalmente una risposta dopo 50 anni di chiacchiere»”. Aggiunge che “ripulirà aria e mare”. Ma costruire il consenso sulla scorta di una storia che finisce in modo diverso e tragico non rischia di inquinare la propria propaganda peggio dei “gufi, menagramo e noisti di professione” contro cui si scaglia il leader della Lega? In Zio Paperone e il ponte di Messina, scritto dallo sceneggiatore Giorgio Pezzin, il milionario dal piumaggio bianco sostiene l’impresa. Trova un progetto, tra i tanti infattibili, suggeritagli da Rockerduck. Il problema? I turisti cominciano a rubarne i pezzi, neanche fosse la salma di un santo, come souvenir. Non accadrà con il vero Ponte, ma l’associazione di idee tra il fumetto e la real politik portata avanti in questo periodo da Salvini non è delle più fortunate.