Il giornalista freelance Mattia Sorbi, in forze anche alla Rai nonché collaboratore di diverse testate italiane e internazionali, è sopravvissuto all'esplosione di una mina che ha ucciso il suo autista, mentre si trovava a bordo di un taxi sul fronte sud della guerra in Ucraina. È quanto accaduto il 31 agosto in un'area definita “non particolarmente pericolosa” dal reporter stesso. Ma tutto è relativo, come puntualizza un altro giornalista Rai che ha raccontato la guerra coi suoi occhi e che abbiamo sentito. Infatti l'aria indicata - che si trova sulla strada che dalla città di Mykolaiv porta al villaggio di Oleksandrivka - è terreno di mira per i cecchini russi e ucraini. Non a caso i soldati respingono le auto di civili, e anzi come ci precisa l'inviato (che chiede di rimanere anonimo per ragioni aziendali, considerando il rapporto tra Sorbi e la Rai) “all'ultimo check point i militari ti dicono proprio: da qui in poi sono cazzi vostri. Ci sono mine, bombe, imboscate, può succedere di tutto laggiù. Quel che ha fatto non ha alcun senso, è un suicidio. Di più un omicidio, visto che è morto l'autista che ha costretto a seguirlo, io non ci dormirei la notte per il resto della mia vita...”.
Ma il ferimento di Sorbi è anche al centro di un vero e proprio giallo di proporzioni internazionali, con Mosca e Kiev che si rilanciano reciproche accuse in merito. Di più, gli ucraini montano il sospetto di spionaggio, avvalorando la tesi che il freelance lavorasse come corrispondente per il canale televisivo del Ministero della Difesa russo ZVezda, come rivelato da un video su YouTube datato 2 ottobre 2014. Nonché lo descrivono, come da MOW denunciato dalla prima ora, come “promotore di ideologie dubbie”, tra cui l'omofobia. Di sicuro al momento, ciò che sappiamo con certezza è che il reporter si trova sotto assistenza russa, in un centro ospedaliero a Kherson, nelle zone occupate in Ucraina.
Ma è giallo anche sulle parole attribuitegli dopo il ferimento, e comparse sulla sua pagina Fb denominata “MattiaSorbi Press”: “Cari amici, grazie moltissime per la vostra solidarietà e per tutto l’affetto che state dimostrando in questi giorni, preoccupati per la mia assenza di contatti. Sto bene e sono al sicuro, ma purtroppo le difficoltà di comunicazione in Ucraina mi hanno impedito di essere on line come al solito. Probabilmente sarà così ancora per qualche giorno, ma l’importante è non avere problemi. Sto raccogliendo tante storie da raccontarvi e non mancherò di farvi sapere”. Quindi nessun riferimento alla vicedenda del ferimento, un dettaglio non da poco, che insieme all'ipotesi di account fake fa pensare che a scrivere non sia stato lo stesso Sorbi. Intanto che tira aria di negoziato tra Italia e Russia per il rimpatrio, mentre il Ministero degli Esteri Italiano rassicura di essere “in contatto costante con il giornalista coinvolto nell’incidente”. Altresì le autorità italiane confermano “notizie positive sullo stato di salute” e la Farnesina precisa che il freelance “ha poca copertura per comunicare ma dispone di un contatto libero”.
Intanto, come chiosa il giornalista Rai, sorvolando sull'ipotesi di spionaggio, l'indole avventata di Sorbi non è certo una novità. E ricorda quanto fatto a Kabul, ai tempi della guerra in Afghanistan. ”Restare dove la logica ti spinge ad andartene?”, si chiede ancora il cronista, rispondedo di rimando alla nostra domanda. “A volte dipende dalle testate che spingono, ma spesso e volentieri è colpa di questi improvvisati che non sanno nemmeno dove si trovano. Insomma, è un sistema marcio...”.