La guerra in Ucraina ha rispolverato gli inviati di guerra, alias quei giornalisti assunti per tirare le somme, sul campo, di quanto sta accadendo nel Paese invaso e bombardato dai carri armati di Putin. Ovviamente anche la Rai ha dispiegato le sue forze, contribuendo al flusso senza tregua di informazioni dal fronte, utilizzando per lo più dei freelance, alias cronisti esterni, quasi a sottintendere che i mezzi dell'azienda non siano sufficienti a garantire una copertura efficiente. Tra gli svariati professionisti su cui fa affidamento, dirottati in questa o quella città ucraina, spicca senza dubbio Mattia Sorbi, volto del Tg1 destinato a Kharkiv, una delle città più colpite dal fuoco nemico.
Sparito da un paio di giorni, dalla Farnesina riferiscono che il reporter è rimasto coinvolto in un incidente a Kherson, ed è attualmente assistito dai militari russi. “Stiamo lavorando per farlo rientrare, in sicurezza, in Italia appena possibile”, fanno sapere. Anche lo stesso freelance, in un post su Facebook, ha rassicurato sulle sue condizioni di salute. “Cari Amici, grazie moltissime per la vostra solidarietà e per tutto l'affetto che state dimostrando in questi giorni, preoccupati per la mia assenza di contatti. Sto bene e sono al sicuro, ma purtroppo le difficoltà di comunicazione in Ucraina mi hanno impedito di essere on line come al solito. Probabilmente sarà così ancora per qualche giorno, ma l'importante è non avere problemi. Sto raccogliendo tante storie da raccontarvi e non mancherò di farvi sapere!” Ma cos'è successo esattamente? Sorbi sarebbe caduto in una trappola ucraina e mandato volutamente allo sbaraglio in taxi verso una strada minata saltando in aria: lui è rimasto gravemente ferito e il conducente è deceduto.
Intato rinfreschiamoci la memoria con le sue gesta, già ampiamente derise sul web, e riviviamo i suoi collegamenti, quando spunta infagottato come l'Epifanio di Albanese dei bei tempi, e con l'intento di rifornirci di freschissimi dettagli, solerte realizza immagini provenienti dal suo smartphone, in modalità selfie, finendo per consegnare alla visione comune inquadrature sballate, stile turismo macabro in diretta. Poi puntandosi il telefonino in faccia, ci delizia anche con parallelismi no sense, mentre si aggira tra i resti della città: “Adesso faccio un 360 gradi… è come se a Roma parliamo di Prati bombardata, o Milano di Porta Romana distrutta”. Insomma, un vero e proprio giornalismo d’avanguardia.
Ma guerra a parte, il cacciatore di meraviglie custodisce pure un profilo personale nonchè professionale assai squisito, con una spiccata passione per un certo politico con la felpa nell'armadio.
Ma andiamo alle origini. Nato a Milano il 28 maggio del 1979, dopo la laurea in scienze politiche, affari e relazioni internazionali (all'Università Cattolica del Sacro Cuore, 2004), Sorbi ha ricoperto il ruolo di assistente politico (in forma volontaria) nella sede del New Hampshire, e precisamente a Manchester, durante le Presidenziali del 2008 (alias primo mandato di Barack Obama). Post esperienza all'American Enterprise Institute (Washington), ha conseguito anche il master in politica internazionale (nel 2012) presso l'ISPI (Istituto per la politica internazionale, Milano), per poi approdare come freelance a Radio24 (2014). Tuttavia solo nel 2018 si iscrive all'albo dell'ordine dei giornalisti (della Lombardia) come professionista.
Firma anche per Repubblica, dai tempi della caduta di Kabul, il reporter (inviato anche per TPI e La7) non molti anni fa manifestava però intenti tutt'altro che compassionevoli nella confezione dei suoi scritti, in netta contrapposizione con le orazioni lodevoli dei tempi odierni. Così, nell'anno domini 2006, il buon giornalista disquisiva (prove alla mano) su Tempi di lobby omosessuali intente a spadroneggiare sulla cosiddetta "famiglia tradizionale". Un pezzo in cui violentemente palpitavano le sue idee, di sicuro cancellate in fretta e furia dal curriculum, al fine di approdare verso questa o quell'altra testata.
Ma non è tutto, perché il reporter, simpatizzante della Lega, e con un passato (verificato) da candidato a Milano nella "Noi con l'Italia per Fontana" (2018), frequente, negli anni, ha dedicato più di un pensiero pubblico al Capitano Matteo Salvini. Così, tra i messaggi lasciati ai posteri, si intrufola pure un commento tutt'altro che benevolo: "Sta gente del Pd ha massacrato il popolo italiano, e difende gli stranieri irregolari". Che, tradotto, suona suppergiù: "aiutiamoli a casa loro", alias lo slogan tanto caro a Salvini stesso. Chissà che ne penseranno i rifugiati della guerra, gli stessi che difende, almeno all'apparenza, quotidianamente.
Per cui, ricapitolando, Mattia Sorbi non solo è un mercenario di notizie, scampato ai consigli di Enzo Miccio nell'abbigliamento, ma pure un promotore di ideologie alquanto dubbie. A questo punto, come caldeggiava con solerzia la Soncini, per mezzo social (si spera ironicamente), affidiamogli pure la conduzione di Sanremo, o qualsivoglia altro programma, in fondo la fantasia e l'improvvisazione da teatrante non gli mancano di certo.