La querelle tra l’economista Riccardo Puglisi e Dario Fabbri continua. I dubbi del primo sulla presunta laurea del secondo, il silenzio stampa del secondo che non cede alle provocazioni del primo, e poi il suo intervento, l’unico che valesse la pena di leggere. Quello di Enrico Mentana, è chiaro. Un messaggio privato mandato a Puglisi, che chiedeva chiarimenti in merito alla formazione del commentatore geopolitico più quotato dal direttore di TgLa7, onnipresente alle maratone e voce autorevole nel panorama mediatico attuale su tutto ciò che riguarda il conflitto in Ucraina. Il Direttore, che ironicamente viene definito grafomane e prolisso nei commenti, articola la propria spiegazione con dovizia di particolari e coordinate, spiegando che no, lui della laurea di Fabbri non si è mai interessato: “Gentile professore, apprendo solo ora che nei giorni scorsi mi ha lanciato una serie di domande riguardanti Dario Fabbri e il suo titolo di studio attraverso X, fu Twitter. Io però ho lasciato da ormai dieci anni quel social network, e non me ne sono mai pentito. Mi è stata descritta la sua campagna, che non discuto ma certo non è fatta per appassionarmi: io, come saprà, a suo tempo non mi sono laureato. Interruppi l'università alla fine del 1979, quando il direttore del tg1, Emilio Rossi, mi fece sapere che mi avrebbe assunto come praticante. Anche di questo non mi sono mai pentito”. E se serve a qualcosa ricordare gli anni di esperienza, come praticante, come giornalista e poi come reporter, allora Mentana fa bene a evidenziare, poco dopo, trentadue anni di illustre carriera, tre decenni durante i quali ha “avuto anche la fortuna di assumere molti giovani, poi affermatisi nella professione”, indipendentemente da simpatie politiche e livello di istruzione. Quello che conta è il talento, si dirà. E i più romantici non possono che apprezzarlo.
Mentana continua: “Così anche è stato - per venire alla sua ‘magnifica ossessione’ - con Dario Fabbri, che ho conosciuto il giorno dell'invasione russa dell'Ucraina: non mi sono mai chiesto, né ho chiesto a lui, per chi votasse e se fosse laureato. E mai fino a oggi mi sono posto il problema, che per me non rileva: senza fare improponibili paragoni, il più grande divulgatore scientifico italiano, e primo animatore del debunking antibufale, Piero Angela, non era laureato. E il figlio Alberto, nel raccoglierne il testimone, ha scelto nella squadra del suo programma proprio Fabbri per il settore geopolitico”. Game-set-match. In altre parole: se guardi alle qualità di un esperto e non hai pezzi di carta, non puoi essere affascinato da una discussione intorno ai pezzi di carta e non alle qualità. Che Fabbri abbia o meno una laurea (e che questo sia diventato oggetto di discussione) poco importa. Ma se non vogliamo fermarci al puro battibecco per smentire le bio nei siti altrui, possiamo spostarci su una questione ben più profonda e annosa: ma quindi la laurea non serve a niente? Ovviamente no. Vuol dire, più semplicemente, che la smania di chiedere patente e libretto può creare un cortocircuito: si vorrebbe vagliare la preparazione di qualcuno in base a standard affidabili e di senso comune (una laurea in quella materia, anni di ricerca) ma si finisce per prendere in considerazione tutto fuorché le prove dirette che ci permetterebbero di eliminare qualsiasi dubbio: gli ormai mitologici contenuti. Perché Fabbri scrive su testate giornalistiche ormai dal 2013 e al di là dell’uso, parrebbe, improprio della definizione di giornalista (non sarebbe iscritto all’ordine), dieci anni di opinioni e analisi possono essere più che sufficienti per stabilire se un autore sia più o meno di valore. Se invece si volesse guardare al curriculum, in un mondo in cui il numero di laureati cresce e si finisce per delegittimare l’opinione dei propri colleghi (quante volte abbiamo sentito economisti screditare altri economisti e così via?), dunque tenendo poco conto dei titoli di studio, potrebbe essere più fruttuoso non fermarsi ai nomi delle università e al grado di istruzione, ma vedere anche cosa si è concluso, nei fatti, con la propria attività. Ora, nove anni di articoli per Limes, la più nota rivista di geopolitica italiana, non faranno di Dario Fabbri John Mearsheimer, però…