Nemmeno ventiquattro ore fa, Michele Misseri, accusato di aver ucciso la nipote Sarah Scazzi è tornato nella villetta degli orrori in via Deledda, ad Avetrana, dove il 26 agosto 2010 è stata uccisa Sarah Scazzi. E mentre continua imperterrito ad attribuirsi ogni responsabilità per il delitto, l’uomo è stato raggiunto da un avviso verbale emesso dal questore di Taranto. Un monito in cui lo zio di Avetrana viene invitato a mantenere una condotta conforme alla legge. Quella stessa legge che lo ha condannato per soppressione di cadavere della nipote. Ma perché Misseri continua a dichiararsi colpevole? È davvero attendibile? La risposta è no. Non lo è. Carta canta. Non solo trentasei magistrati. Non ci sono infatti dubbi che Michele Misseri si sia limitato a sopprimere il cadavere di Sarah. E questo perché la sua versione dei fatti non coincide con i riscontri oggettivi. In particolare, modo con quelli medico legali. Intanto perché l’ex bracciante non sa come è stata strangolata Sarah Scazzi. Una ricostruzione sgangherata la sua che non combacia minimamente con la dinamica omicidiaria. In secondo luogo, l’uomo ha dimostrato fin da subito di avere una personalità fortemente dipendente nei confronti delle due donne di casa: Cosima Serrano e Sabrina Misseri. Una totale dipendenza dimostrata anche nel momento in cui rivelava agli inquirenti il luogo di sepoltura del corpo di Sara. In quei frangenti di fronte al Pubblico Ministero che lo interrogava la sua principale preoccupazione era quella di non far sapere alla moglie ed alla figlia di aver rotto il patto di famiglia. Un patto segreto, fatto di omertà. Un’omertà nella quale Michele Misseri era stato costretto a vivere per tutta la vita. Questo il motivo pregnante che ha spinto l’accusa a non accontentarsi della sua confessione. Michele aveva scelto di mentire perché era l’anello debole del sodalizio. Familiare prima e criminale poi. Negli anni lo zio di Avetrana aveva sviluppato una pervasiva dipendenza psicologica nei confronti della moglie. Quella moglie che in casa portava i pantaloni e dettava le regole. Regole che sono rimaste valide anche nel momento in cui Sarah Scazzi è stata strangolata per mano della figlia Sabrina.
Lui avrebbe dovuto prendersi la colpa senza possibilità di soluzioni o vie di fughe alternative. Per questo Michele Misseri avrebbe dovuto rispettare anche quella volta i diktat della moglie. Ma non ce l’ha fatta a reggere il peso della coscienza. Lui che aveva sepolto un colpo fragile ed esile come un gambo di sedano. Non un corpo qualunque, ma quello della nipotina appena adolescente. In preda alla disperazione, poi, per rendere credibile quella versione aveva addirittura detto di esserne attratto sessualmente. Eccessivo anche per un uomo dipendente dal circuito familiare. Così il crollo. È crollato perché non in grado di sorreggere un peso così grande come quello messogli sulle spalle da Cosima e Sabrina. Era troppo anche per un uomo con un basso livello culturale e che aveva vissuto per una vita in condizioni di totale sudditanza psicologica. Misseri ha dunque confessato. Ma le sue nuove ritrattazioni, come quelle successive ai fatti, sono totalmente infondate e spinte dal rimorso di aver spedito dritte all'ergastolo la moglie e la figlia. “Non è giusto. Sono un assassino”. Parole pesantissime quelle pronunciate dall’ex agricoltore alle telecamere nell’immediatezza della scarcerazione. Non si dà pace. E non se la dà non solamente perché spinto dal silenzio punitivo instillato anche a distanza da moglie e figlia. Due donne che da sempre hanno ignorato ogni suo messaggio. Ma non se la dà perché il tempo logora e cancella. Anche la piccola Sarah. E ora abbiamo a che fare con un uomo che ha perso tutto: la sua famiglia, gli affetti più cari. Un uomo destabilizzato la cui vita era in funzione di quelle stesse persone che avevano deciso che lui avrebbe dovuto pagare a posto loro. E forse, oggi, nel dramma della sua solitudine, avrebbe preferito farlo. Fuori dal carcere e senza il conforto anche dell’altra figlia, Valentina Misseri. Quest’ultima, infatti, fin da subito si era schierata con madre e sorella ripudiando per sempre il padre. Un uomo abbandonato a se stesso, a cui nessuna delle tre, Cosima, Sabrina e Valentina, ha mai riposto alle lettere inviate.