A Cisterna di Latina ieri si è consumato un duplice femminicidio, che per un soffio poteva essere triplice. Lui, l’assassino, finanziere di ventisette anni, ha premuto il grilletto della sua pistola di ordinanza contro la madre e la sorella della ex fidanzata appena ventiduenne, Desirée Amato. La prima, Nicoletta Zomparelli, aveva quarantasei anni. La seconda, Renè Amato, ne aveva solamente diciannove. Desirée, invece, è riuscita a sfuggire dalla mattanza scappando tra gli spari. Secondo quanto emerso, nel pomeriggio di ieri Sodano sarebbe arrivato a casa della ex Desirée. A quel punto sarebbe iniziato un litigio tra i due davanti alla madre e alla sorella, che probabilmente sono intervenute per difendere la ventiduenne. Un atto che gli è costato la vita. Il duplice omicidio si è consumato nel quartiere popolare di San Valentino. Lo stesso dove viveva Desirée Mariottini, la giovane ragazza violentata e uccisa a San Lorenzo nel 2018. Doppia croce rosa. Quella della madre e della sorella della ex fidanzata. Un femmicidio allargato che ha colpito e condannato al più terribile degli ergastoli la giovane donna che diceva di amare. E chissà come sarebbe finita se l’avesse trovata in bagno dove sembra si sia rifugiata per scappare alla mattanza. Le croci sarebbero state tre. Ma forse, così, è riuscito ad infliggere a Desirée una pena ancora più terribile perché senza appelli. Christian Sodano ha raggiunto il suo intento: disintegrare la sua ex compagna. A qualunque costo. Ha agito mosso dallo stesso sentiment che muove tutti gli assassini come lui. Come tutti i narcisisti e i manipolatori ha seguito lo stesso copione sanguinario. La mente di un assassino di questo tipo è paragonabile a quella di un magma. Un buco nero dove all’interno si può trovare di tutto e di più. Senza però necessità di scomodare la psichiatria. Uccidendo la madre e la sorella il giovane finanziere voleva porsi come vincitore a fianco della sua vittima. Pensate davvero che quanto accaduto ieri sera a Cisterna di Latina sia figlio di un raptus? La risposta è certamente negativa. In primo luogo, perché in psichiatria il raptus neppure esiste.
Qualcuno potrebbe obiettare che Sodano ha sparato in un attimo di corto circuito della ragione e lo ha fatto perché con se aveva la pistola di ordinanza. Suggerendo che la disponibilità di un’arma di fortuna potesse fungere da catalizzatore. In realtà, fare quello che ha fatto Christian, e cioè uccidere lucidamente non una ma due persone ci racconta molto altro. Ci rappresenta un soggetto con la personalità disturbata, verosimilmente narcisista, e totalmente incapace di tollerare la rabbia e la frustrazione. Per questo ha deciso di tirare fuori la pistola e fare quello che sarebbe forse stato solo rimandato nei confronti della sua ex fidanzata. Christian Sodano ha mostrato così la sua vera natura. Quella di perdente. Come perdente lo era nella vita di tutti i giorni perché totalmente incapace di tollerare l’oltraggio del rifiuto. Quello di essere stato lasciato. E questo lo possiamo affermare con certezza analizzando la scena del crimine. Una volontaria e lucida scelta non solo di uccidere quella di Christian Sodano, ma di sterminare chiunque si trovasse vicino alla donna che un tempo era stata la sua fidanzata. Una chiara e lucida la volontà di lavare con il sangue il torto subito. Un torto che, quasi certamente, ha a che fare con la decisione di Desirée di lasciarlo. Ma a prescindere dalla natura del movente, quest’ultimo non giustifica e non giustificherà la strage.