Il discorso di Scanzi è molto chiaro ed è corretto, non è ipocrita e vuole far riflettere su una questione che è cruciale a livello ancora più serio del livello politico, perché è il tema che connette cultura-politica-società-mercato, vale a dire ciò che significa una Nazione, la sua esistenza nel mondo e nella realtà: la spesa pubblica per la scuola.
Siccome Giorgia Meloni è una persona sensibile al tema della salute dell’Italia come Stato, come luogo del mondo, potrebbe cogliere questo punto di riflessione come ulteriore ragione per aumentare gli stanziamenti su istruzione, università, cultura e merito, cioè invertire quella che è la tendenza tutta italiana dei tagli in quei comparti dello stato, perché è quello che frena la crescita di questo Paese: è ovvio che se si trascura il merito il Paese si tara sulla mediocrità, e non c’è nemmeno da fare una colpa alla gente.
In Inghilterra o in USA professionisti come Scanzi o come altri che hanno una preparazione e un’esperienza di notevole utilità per i giovani e gli studenti, se si mettono a disposizione a livello pubblico nelle scuole e nelle accademie statali vengono pagati e portati nel palmo di mano, perché sono degli outsider, delle risorse per la formazione.
Scanzi dice il vero, e come lui gli intellettuali non vivono di aria, studiano e dedicano il loro tempo alla indagine, alla ricerca, alla lettura, alla scrittura, per poi usare quel bagaglio di acquisizioni al fine di divulgare un sapere, di tramandare, come fanno i professori, come fanno le persone negli spettacoli d’arte, nei teatri, i musicisti nei concerti, i giornalisti, gli scrittori, i cineasti, gli autori televisivi e di canzoni, sono il popolo culturale, sono gli intellettuali, e lavorano sodo, e sono la ricchezza della nostra società, vanno valorizzati e rispettati per ciò che conoscono e per ciò che danno agli altri. Tutto qua.