Se vi dà fastidio lo avete letto su MOW, è il nostro claim. Ci sono alcuni lettori (che ringraziamo) che ci vivono come un guilty pleasure. Sono affezionatissimi, compulsano i nostri articoli – soprattutto quelli che parlano di celebrità – per poi sentirsi tremendamente in colpa ed esternare sui social disapprovazione verso noi, che una forma traslata di provare disapprovazione verso loro stessi. Evidentemente, noi di MOW, tentiamo, siamo irresistibili, emaniamo un fascino perverso. La verità è che – come disse Gianni Agnelli a proposito della Fiat – non ci prendiamo mai sul serio ma facciamo seriamente il nostro lavoro, che consiste anche di Gonzo Journalism e di satira, cose evidentemente non note ai lettori affezionati ma non consapevoli, persino alcuni che collaborano con Rolling Stone (Italia) nella cui versione originale, quella americana, scriveva il padre del Gonzo, Huntr S. Thompson. Ci sta: perculiamo quelli che vorrebbero dettarci da lettori una linea editoriale, figuratevi se vogliamo essere noi a dettare loro con che spirito leggerci. Vorremmo stilare una tipologia di questi lettori che si sentono colpevoli a leggerci, se fossimo stati un giornale cartaceo probabilmente ci avrebbero nascosto dentro un quotidiano; alcuni, quelli che si sentono più colpevoli, ci avrebbero nascosto dentro il glorioso “Le Ore”: ci piace pubblicamente la pornografia che rappresenta la liberazione sessuale, ma MOW ce lo leggiamo di nascosto. E a noi va benissimo.
Allora, categoria numero 1) collaboratrici e collaboratori di varie riviste et eventuali a cui piacerebbe collaborare con MOW; 2) Avidi lettori di gossip che prendono sul serio la celebrità intesa come tale e prendono anche un po’ troppo sul serio se stessi, per cui, di fronte alle immancabili perculate con le quali a volte ci dilettiamo nel commentare epocali notizie su qualche influencer o attore o “morto di fama” (dal dizionario Dagospia-Italiano) vengono prese da una sorta di furia che manco i monarchici di un tempo andato e che si sfoga nei commenti su questo o quel social; 3) quelli che non riescono a capire l’ironia che mettiamo nei titoli, che non sono acchiappaclick (tranne per coloro che si fanno acchiappare per guilty pleasure) ma che invece rappresentano il taglio di MOW riguardo a quelle notiziuole croccanti e gustose che ci rallegrano e ci fanno sorridere (e che molto, se raccontate con il giusto distacco e con la dovuta ironia, ci dicono dell’epoca contemporanea); 4) Una categoria molto interessante sono coloro che hanno 0 (Zero) follower, 0 (Zero) post, e che usano i commenti come un lanciafiamme termonucleare globale e che (immaginiamo) vestiti da Rambo martellano implacabili sui tasti le seguenti parole: “E con questo vi defollow!” (mentre nell’aria rimbomba un grande STAMINCHIA e infatti lo dicono ma non lo fanno, ci sono una decina di affezionatissimi lettori – che ringraziamo – che ci hanno defollowato almeno un paio di centinaia di volte); 5) Coloro che hanno un rapporto problematico con la logica. Sono quelli che, per fare un esempio, dopo avere letto un nostro articolo su Fedez e Chiara Ferragni, scrivono: “Non mi interessano loro due. Ma mi dispiace che si siano lasciati”, e la mente un po’ esplode perché non si riesce a capire per quale motivo una persona dovrebbe leggere una notizia su due persone che non gli interessano né perché si debba essere dispiaciuti perché si sono separati (ricito il grande Louis C.K.: “Un divorzio è sempre una bella notizia. Sapete quanti matrimoni felici finiscono in un divorzio? Zero”), evidentemente colo che commentano a tal guisa vogliono mostrare una distanza (finta) dal gossip e una sorta di perbenismo e amore per l’istituzione fami(g)liare. Evvabbè. Nota per le categorie sopracitate. Il “guilty pleasure” è un piacere che vi fa sentire in colpa, come quando vi mangiate un’intera scatola di merendine e poi ve ne pentite e – probabilmente – andate sulla pagina social della merendina e gliene dite di ogni. Soltanto, che MOW non ha controindicazioni. Quelle sono dentro di voi, e sono sbajate!