La “questione svedese” per Tesla sta diventando sempre più intricata. E dopo un mese di scioperi, che si sono allargati a macchia d’olio in giro per il Paese scandinavo, ecco che arriva la denuncia da parte dell’azienda automobilistica americana. Il brand guidato da Elon Musk ha reso noto di aver citato in giudizio l’intero stato svedese visto il mancato accesso alle targhe di immatricolazione, azione che è stata interpretata come un vero e proprio "attacco discriminatorio illegale" nei confronti del marchio statunitense. Ad essere sotto accusa, quindi, è semplicemente tutta la Svezia, colpevole attraverso la sua motorizzazione di aver trattenuto le targhe destinate alle nuove vetture ev firmate Tesla. Tutto era cominciato appena un mese fa, il 27 ottobre, quando un gruppo di soli centotrenta operai sparsi per sette fabbriche del Paese del nord Europa hanno dato vita a uno sciopero che all'inizio sembrava preoccupare poco, tant’è che lo stesso Musk non appariva minimamente interessato ai suoi sviluppi. I primi scioperanti facevano parte del sindacato dei metalmeccanici svedesi (IF Metall) e con la loro manifestazione chiedevano la creazione di contratto collettivo di lavoro; questo non previsto da Tesla. Infatti, ciò che distingue questo brand rispetto a tutti gli altri marchi automobilisti americani, è proprio l'assenza di una vera e propria forza sindacale su scala globale. Quella piccola protesta, però, si è presto allargata, andando a toccare e smuovere sempre più lavoratori: dai metalmeccanici di tutti i centri di assistenza Tesla (in Svezia non esistono dei reali stabilimenti di produzione), ai lavoratori portuali che hanno bloccato le consegne dei veicoli, ma anche i dipendenti di PostNord, azienda gestisce le consegne delle targhe per l'Agenzia di Trasporti Svedese, che si sono rifiutati di consegnare le targhe per l'immatricolazione delle nuove automobili. Da qui l’idea di far partire una causa nei confronti della Svezia; ma gli sviluppi di questa azione potrebbero essere a dir poco catastrofici, per Tesla…
La casa automobilistica con sede a Austin (Texas) chiede al tribunale distrettuale di notificare una multa del valore di 1 milione di corone svedesi (circa 95.383 dollari) nei confronti della Svezia, obbligando lo stato a "sbloccare" le targhe trattenute entro tre giorni dalla notifica. Si tratta di un'azione senza precedenti; eppure in questo caso a rischiare di più sembrerebbe essere proprio Tesla. Infatti, la Svezia e la Norvegia per numero di vendite si rivelano essere per il marchio di Elon Musk i mercati più grandi nell'intera area del vecchio continente, e va da sé che questo braccio di ferro con i sindacati potrebbe portare a gravi perdite economiche. Inoltre, ad operare nello stato svedese c’è la Hydra Extrusions (che si è unita alle proteste), semplicemente l’unico fornitore per la grande Gigafactory di Berlino di profilati e non solo, e se vuole può decidere di lasciare l'intera Europa senza pezzi per produrre le nuove Tesla. Insomma, per Musk questa sfida sembra farsi sempre più rischiosa.