In Italia in questi giorni coesistono tendenzialmente due pulsioni contrapposte: garantismo nei confronti di Ilaria Salis, detenuta in Ungheria, e giustizialismo nei confronti di Matteo Di Pietro, youtuber di Theborderline che ha patteggiato 4 anni e 4 mesi dopo l’incidente di Casal Palocco che ha causato la vita a un bambino di 5 anni. E c’è chi, come Nicola Porro, evidenzia in queste due pulsioni contrapposte una grande contraddizione.
“C’è un paese – il commento del giornalista vicedirettore de Il Giornale e conduttore di Quarta Repubblica e Stasera Italia su Rete 4 nell’ambito della Zuppa di Porro – che su di lei [Ilaria Salis] ha un atteggiamento molto comprensivo, e lei è innocente fino a quando qualcuno non la giudicherà colpevole, ma… Condannano a 4 anni e 4 mesi lo youtuber, che però non si farà un giorno di carcere. I giornali di destra sono furibondi: «Uccise Manuel per un video, libero» (La Verità), «Patente di uccidere» (Libero). Tutti contro lo youtuber che ha ammazzato un ragazzino, così come purtroppo l’altro giorno un 92enne ha ammazzato un ragazzino perché ha fatto una rotonda e gli è preso un infarto (non si sa, non si è sicuri). Però avete visto le immagini di come ha funzionato quell’incidente? Io le ho viste e le ho viste ripetutamente. Questo ha ammazzato una persona, e ha ammazzato una persona con davanti una macchina che sostanzialmente ha fatto una curva e, a dispetto di quello che c’è scritto oggi sulle cronache, chiunque di voi l’avrebbe considerato uno che ti taglia la strada. Lo youtuber va velocissimo in una direzione, una macchina viene dalla direzione opposta e gira per curvare in un’altra strada e lo youtuber gli va addosso. Allora, di chi è la colpa? Dello youtuber, perché se vai a 120 all’ora in una strada in cui dovresti andare a 50 (a proposito dei limiti, il problema non sono i limiti, ma il rispetto dei limiti) è evidente che sei colpevole, ma se quello youtuber fosse andato a 50 ci sarebbe stato un grande punto interrogativo, cioè l’avrebbe vista o non l’avrebbe vista quella macchina che sostanzialmente gli ha tagliato davanti? Il punto fondamentale è che lui ha patteggiato, come spiega addirittura Davigo sul Fatto, si è beccato un terzo dello sconto della pena, e per un omicidio colposo (perché non aveva pensato di uccidere quella persona) si è preso quella condanna”.»
Per Porro “dobbiamo metterci d’accordo: non possiamo pensare che la mediaticità di un caso ci renda più o meno grave il comportamento e la condanna. Siccome questa signora (Ilaria Salis, ndr) l’abbiamo vista in Ungheria con le manette, perché i genitori hanno giustamente voluto che si vedesse la condizione in cui era, tutti si indignano per lei. Siccome questo era uno youtuber, si pensa ricco, con la Lamborghini, questo dovrebbe fare 50 anni di carcere. È una cosa fantastica, perché effettivamente sulla giustizia ognuno la tira dove più gli pare”.
Tornando al caso di Ilaria Salis, spazio anche a un paragone tra Ungheria e Italia: “Voi sapete – dice Porro – che c’è una persona che si ammazza ogni due giorni nelle carceri italiane per la condizione delle carceri italiane? Voi pensate che il topo nelle carceri sia prerogativa dell’Ungheria perché c’è nel memoriale [di Ilaria Salis] sul Corriere della Sera? È uno scandalo, ma pensate che nelle nostre carceri dove ci sono 12 persone per una cella non ci siano topi? Nel memoriale la signora Salis dice di aver trovato un capello e della plastica nel cibo in carcere, voi pensate che nelle nostre carceri non si assista a del cibo di questo tipo? Non sempre, non ovunque, ma può succedere. Voi forse non sapete che la signora vicepresidente del Parlamento europeo col ciclo è stata tenuta senza assorbenti e vestiti anche nella cella di sicurezza belga? Viene da pensare che queste cose le faccia solo Orban, non che non siano gravi, ma tutte le carceri sono schifose, e in Italia in particolare. Noi come dice Ugo Magri non siamo nelle condizioni di dare lezioni a nessuno. A nessuno. E voi pensate che non ci siano le manette? Guardate che i ladri, non chi è accusato di cose gravi come la Salis, vengono tradotti in carcere in fila con le manette, in Italia, oggi. Il punto è che dal ’98, da Carra in poi, non si può riprendere quelle immagini. […] è una cosa che avviene normalmente, per motivi di sicurezza, come, secondo le accuse, nel caso di Ilaria Salis. Siamo veramente degli ipocriti Non esiste che si faccia un anno di carcere in via preventiva, ma come non esiste che si faccia qui da noi, ed è in Italia che ci si deve battere per questo più che con l’Ungheria, ma da qui a pretendere che questa faccia la maestra perché «incarna l’insegnamento» mi fa orrore”.