Il Bocchino chiarisce molte cose. Il nuovo mito al quale si ispira la destra? La “mammoletta”. W la mammoletta. Tutti mammolette, a destra. Altro che ardori e schiene dritte: a destra cercasi disperatamente mammolette! Italo Bocchino supera a sinistra Giorgia Meloni. È lui l’ex “fuanista” che vogliamo: amante delle “mammolette”. “Ilaria Salis non è certo una mammoletta, non le affiderei l’educazione dei miei figli”. Niente “squadrismi” per Italo Bocchino: che orrore, che indignazione, da parte dell’ex direttore del Secolo d’Italia, di cui fu anche condirettore Giorgio Almirante, già capo redattore de “La Difesa della Razza”, che magari gli ebrei non li picchiava, ma li invitava gentilmente a prendere i treni della deportazione (che arrivavano sempre in orario). Certo, certo, ci fu la svolta di Fiuggi, certo, certo, ora anche Giorgia Meloni dice parole chiare sul nazifascismo, ci mancherebbe. Ma la rivisitazione della “mammoletta” è una novità lanciata da Italo Bocchino a Di martedì. Come la vuole, Italo Bocchino, la maestra per i suoi figli? Ohibò, ma non c’è dubbio: una mammoletta. “Ilaria Salis non è una mammoletta, non la vorrei come insegnate dei miei figli” Perché la Salis è una insegnante di scuola elementare che ha avuto l’ardimento (uh, che brutta parola per la destra, “ardimento”) di prendere, forse, a legnate due manifestanti di estrema destra. Ha avuto il coraggio, in ceppi, di dire no a un patteggiamento di undici anni undici per avere procurato lesioni “guaribili in sette giorni”. E che si fa così? E che non si deve calare la testa a Orban – come fa parte della destra? W le mammolette contro Orban! Quelle sì che sono buone maestre per i figli di Italo Bocchino: “Dimmi, bocchinino, cosa fai se sei di fronte a Orban?”, “Obbedisco, signora maestra!”.
Chi scrive ha sempre un po’ pensato che i fascisti siano sempre state mammolette di fronte al Duce. Uomini chini a un altro uomo, così chini da fare pensare a una sorta di omosessualità repressa: “Ah il corpo del Duce! Signora mia!”. Ma adesso, dopo il Bocchino, mi viene quasi la certezza: la “mammoletta” come ideale dell’uomo di Destra. Ora, sì, c’è da capire se Italo Bocchino ritiene “non mammolette” solo quelli che pigliano a calci in culo i rappresentanti di estrema destra, o se il ragionamento è valido anche al contrario: dica l’esaminando Bocchino se ha tolto il saluto a chiunque abbia partecipato ad azioni squadriste, o anche a semplici risse universitarie, di destra. Perché altrimenti si corre il rischio di condannare chi prende a legnate gli estremisti di destra (ove la Salis lo avesse fatto, ben s’intende) e di giudicare come “compagni che hanno sbagliato” gli squadristi fascisti o ex fascisti o fuanisti. Bocchino sta diventando comunista? Non lo sappiamo. Ci interessa poco. Quello che ci preme è che dopo la svolta di Fiuggi, dopo le chiare e ferme parole di condanna di Giorgia Meloni contro il nazifascismo, ci voleva un chiaro, esemplare, archetipico Bocchino. Che tra le altre cose si domanda: “Cosa volete dire ad Alessandro Giuli direttore del Maxxi? (Che non ne capisce di musei?). Cosa volete dire a Pietrangelo Buttafuoco alla Biennale di Venezia? (Che avevano appena fatto vedere le parole dello stesso sul negazionista dell’Olocausto Claudio Mutti?). Altro che “amichettismo” (lemma al quale siamo sempre grati a Fulvio Abbate), da ieri siamo ufficialmente entrati nell’era della “mammoletta” di Destra.
P.S. Tra l’altro, non ce ne voglia Giovanni Floris, ma la notizia di un libro “bloccato” da Buttafuoco è di Dagospia. L’individuazione del libro, sotto altro titolo, della prefazione di Buttafuoco, e della casa editrice Effepi è di MOW: la correttezza della citazione del lavoro altrui dovrebbe essere un principio del giornalismo “impegnato” se no si chiama “scippo” e a Floris con la vespetta che ruba la borsetta a Dagospia e a MOW mi fa ridere molto.