Ho solo una domanda che riecheggia in testa mentre sento continuamente il nome di Ilaria Salis pronunciato da chiunque senza che forse neanche sappiano veramente chi è. Dove cazzo siete stati tutti nell'ultimo anno? Voi che dite che si poteva fare qualcosa prima, dove eravate? Vedo ministri, giornalisti, politici dell’opposizione che altro non fanno che nominare quell’insegnante di 39 anni, originaria di Monza, che è stata lasciata abbandonata a sé stessa e a quel governo subumano senza nessun aiuto, senza che nessuno le tendesse la mano, con indosso vestiti lerci e trattata come nemmeno un detenuto al 41 bis viene trattato da noi in Italia. Vedete le immagini di come abbiamo dolcemente accompagnato alla macchina il super latitante Matteo Messina Denaro. Riprendete le foto dell’arresto. Lei non sarà una santa ma fino a prova contraria è innocente e non c’è prova che la incrimini definitivamente. O per lei vogliamo pure ribaltare il concetto di garantismo? Ha avuto le mestruazioni e non aveva gli assorbenti, ha dovuto sopravvivere a degrado, insetti e scarafaggi, ha dovuto subire l’umiliazione di essere incatenata in tribunale. E c’è chi ha il coraggio addirittura di dire di non aver visto il video (come il ministro Francesco Lollobrigida, nda). Non me ne frega niente della destra e della sinistra, non me ne frega niente che lei sia un’estremista di sinistra, perché di fronte ai diritti umani non deve, o meglio non dovrebbe, esistere alcun tipo di distinzione o di discriminazione. Per me Ilaria Salis è una donna che è stata abbandonata da tutti, una donna con un padre e una madre che l’hanno potuta vedere solo dopo mesi, attraverso un vetro, senza che prima potessero sentire almeno la sua voce. Avevano poco tempo per stare con la loro figlia, in un colloquio di sole due ore durante il quale non hanno potuto stringerle nemmeno la mano. Ma voi ce l’avete una dignità? Sapete che cos’è la compassione? Sapete che cosa vuol dire essere genitori? Sapete cosa vuol dire il terrore di perdere la persona che ami? Sapete cosa vuol dire non avere la benché minima notizia della propria figlia? Ha 39 anni ma è ancora una figlia e lo sarà per sempre. Per giustificare questo trattamento, tutti vi diranno che è la prassi, che è normale, ma io di normale in tutto ciò non ci vedo proprio niente.
Anzi, l’unica cosa che non è cambiata è questo profondo senso di protagonismo e di egocentrismo che attanaglia tutta l’umanità. Questa volta io un eroe lo vedo. Stavolta il plauso va prima di tutto al giornalista Corrado Formigli: prima di lui la notizia girava nelle chat come una petizione che aveva senso di esistere perché l’aveva firmata Morgan, in alcuni programmi mattutini, ma mai in prima serata. Con tutto il rispetto, il bene e l’ammirazione che posso volere a Morgan, capite che quella notizia aveva senso di esistere per altri milioni di motivi, Morgan e gli altri nomi che sono stati fatti dovevano essere solo l’appendice di questa notizia. Formigli ha ribaltato tutto: ha ospitato il padre in studio da solo, in un'intervista chiara, umana e precisa. È stato faccia a faccia con lui, con il timore di porgli determinate domande, ma con la consapevolezza che avrebbe dovuto farle per mandare un messaggio forte e chiaro. Bene, oggi quel messaggio è arrivato e se vi state chiedendo a chi dovete dire grazie, ve lo indico io: dite grazie a Corrado Formigli. Sarà fiuto giornalistico? Sarà voglia di rivalsa per la Meloni che non gli rilascia un'intervista? Non me ne frega assolutamente niente, come niente dovrebbe fregare a questa sotto forma di classe politica che pensa di cucirsi addosso le parole "etica" e "morale". L'unica cosa che avrebbe dovuto fare l'opposizione era manifestare fiducia nei confronti del governo, era dire che si sarebbe agiti tutti insieme come Paese, con uno spirito patriottico che è lampante non esista più. E questo perché? Perché è più importante far vedere di essere, piuttosto che essere veramente. È più importante apparire che tendere la mano, porgere l'altra guancia, che dire al tuo avversario politico: “Se sei nella merda non te ne butto altra addosso, usciamone insieme per una cittadina italiana, per una di noi”. Questo è un sogno? Forse sì, è un’utopia. Ma è un sogno che nutro con tutto il patriottismo che può ardere dentro di me. Ho idee politiche diverse da Ilaria? Sì, quantomeno per quello che mi ha raccontato la stampa. Mi interessa? Assolutamente no. Perché non c'è un’estremista a Budapest. C’è una ragazza alla quale mancava solo la museruola quando è entrata in tribunale. Hanno avuto da ridire persino sul suo sorriso. Ma che ne sappiamo noi di cosa ha passato lì dentro? Invece di sostenere che “deve marcire lì”, vergognatevi e pensate se fosse toccato a voi. Il suo volto apparentemente sereno strideva profondamente con la narrazione silenziosa di quelle manette poste ovunque, ma che non potevano ammanettare il suo sguardo e i movimenti della sua bocca. Per certe emozioni le manette non esistono, cari forcaioli. La vera sentenza erano proprio quelle manette, non le parole del magistrato. Quelle manette erano un messaggio all’Italia. Si è dichiarata innocente, ma non importa neanche questo.
La cronaca in questi casi lascia il tempo che trova. L’unica cosa importante è che la smettano, da una parte e dall’altra, di cucire il loro nome su questa vicenda, di metterci il cappello, di dire “io ho detto, io ho fatto”. Perché ricordatevi che, per quel poco che sembra aver fatto, Ilaria è da un anno in carcerazione preventiva senza che nessuno abbia mosso un dito, senza che nessuno si sia chiesto cosa poter fare per Ilaria. Che la colpa oggi vada tutta alla Meloni non mi sta bene. Non mi sta bene perché se lo sapeva lei lo sapevate anche tutti voi. È da un anno che fa comodo a tutti utilizzare la Meloni come capro espiatorio per qualunque vicenda. Ma il giocattolo stavolta si è rotto, si è rotto perché tutti hanno aperto gli occhi. Proprio voi politici, tutti, nessuno escluso, che invece che votare per il ddl Ferragni e occuparvi degli influencer, avreste dovuto fare un'interrogazione parlamentare su questo. Dove eravate? A organizzare il sit-in davanti alla Rai? Secondo me nemmeno un WhatsApp vi siete mandati tra di voi. O forse l’avete fatto cercando di capire quando fosse il momento giusto di muoversi. Tanto finché il caso non diventa di portata nazionale, perché esporsi? È tutto un conviene o non conviene. La politica è un calcolo matematico di come il consenso si possa spostare, di come riuscire a sfruttarlo. Ogni dichiarazione non è mai spontanea, è calcolata dagli uffici stampa, dai social media manager che cercano di intercettare il trend del momento e filtrano per ore e ore le cazzate che i politici potrebbero dire. I politici dicono cazzate semplicemente perché le cazzate le diciamo tutti. Perché sono esseri umani. Solo che non va bene, perché può far scendere quel sismografo perennemente controllato da loro che si chiama consenso. Le dichiarazioni che vengono fatte sono sull’onda del momento, sono sull'onda di ciò che il giornalismo fa diventare popolare. Un tempo era la politica che nutriva i giornali, ora il paradigma si è invertito. Sono i giornali che guidano le dichiarazioni dei politici. Se pensate come siamo arrivati al ddl Ferragni capite quello che sto dicendo. Questa storia parte da ancora più lontano del giornale, parte da un social, da Instagram. Parte dal profilo di una ex giornalista che ha correttamente indagato per anni, affinché poi le si vedesse riconosciuto il proprio lavoro. Ovviamente questo è accaduto un anno dopo, perché altrimenti non ci chiameremmo Italia. Tutto ciò poi è finito sul Fatto Quotidiano, che a sua volta è stato ripreso da altri giornali, anche nemici, per poi finire nelle mani dei magistrati e quindi in Parlamento. Sembra un film di Fantozzi ma è solo l’Italia del 2024. Quell’Italia che si concentra in modo maniacale sul proprio ombelico. È per questo che la classe politica, di qualunque colore si parli, non genera fiducia nelle persone. Perché tutti noi abbiamo l'impressione che i politici non siano lì per noi ma per loro stessi. Il famoso discorso della poltrona non lo abbatteremo mai fin quando tra i politici e il popolo ci sarà un distacco così abissale. Fin quando nelle tv e nei giornali non ci sarà quel pluralismo che noi cittadini meritiamo. Non solo sulla Rai, che sembra essere diventato il problema più importante della nostra vita, come se questa non fosse lottizzata da sempre. Non mi sto riferendo a come le cose dovrebbero andare solo perché presenti o meno su un pezzo di carta, ma sto parlando di morale, la vera morale. È per questo motivo che il pluralismo dovrebbe appartenere anche alle televisioni private, anche ai giornali di partito e di opposizione. Sogno un mondo al contrario, dove però Vannacci non c'entr anulla, in cui la Meloni si fa intervistare da Marco Travaglio e la Schlein da Vittorio Feltri. Sogno un mondo in cui la Schlein apre il Tg1, magari intervistata da Chiocci, e in cui la Meloni apre una puntata di Piazza Pulita. È questo il pluralismo, è questo il coraggio delle proprie idee. Perché cantarsela tra amici, tra i corridoi della sezione di un partito è la cosa più semplice e triste del mondo.
In questo panorama vi sentite soddisfatti? Non farsi intervistare da giornalisti che non la pensano come te, non rilasciare dichiarazioni se prima le domande non sono state vagliate da un gruppo espertissimo di analisti. Team che poi magari ti consiglia, dopo infinite riunioni di menti brillanti, di andare a parlare, come prima intervista della tua armocromista su Vogue, ma anche questa ce la siamo già dimenticata. Non arde dentro di voi quello spirito rivoluzionario di spaccare il mondo e di cambiarlo veramente? Non c'è quel desiderio di ridare alla politica il prestigio di una volta? I giornalisti oramai sono una categoria che viene evitata come la peste, i politici vengono visti come gli accattoni che altro non fanno che rubare i soldi al popolo italiano. Stiamo parlando dei due poteri più forti: il potere esecutivo e il potere della comunicazione. Da lì si abbeverano gli italiani, da lì noi sappiamo come va il mondo, che cosa accade. Ci lamentiamo perché la gente non va più a votare? Visto come vanno le cose mi stupisco che ancora qualcuno ci vada a votare. Io non vedo l'ora che torni in Italia Ilaria per ringraziarla anche solo da lontano per avermi fatto capire chi non vorrò mai essere. Una serva dell'informazione last second, del potere in quanto tale, perché il potere che vediamo oggi non è il vero potere. Quello che vediamo oggi è il cugino scemo del potere. Ricordiamoci che per essere veramente potenti dobbiamo prima di tutto essere liberi, riuscire a cambiare i paradigmi precedenti. Come ogni grande rivoluzione scientifica vuole, per avere un nuovo paradigma bisogna distruggere quello precedente, bisogna confutarlo, bisogna proporre nuove idee che siano valide e che, soprattutto, ci rendano orgogliosi di dire che siamo italiani. Io oggi, grazie a Ilaria Salis, una donna che non conosco e che purtroppo è lontana da me chilometri e chilometri, mi sento molto più italiana. Quello di Ilaria è un problema molto più grande di noi, ma stare zitti è quello che lei non vorrebbe e quello che nessuno dovrebbe fare. Ho sentito tante persone in questi giorni per chiedere di parlare di Ilaria, prendendo qualunque posizione, da una parte e dall’altra, ma per convenienza non hanno voluto parlare. Non mi dispiace per me, mi dispiace per voi che siete solo degli esseri umani piccoli piccoli.