Benzina alle stelle. Per non parlare del gasolio. Siamo abituati a leggere che la colpa di questi aumenti nei prezzi sia prima della pandemia e poi della guerra in Ucraina. Il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani ha affermato che sulla questione dei carburanti sarebbe in atto “una truffa colossale”. Da parte di chi? Secondo Maurizio Belpietro, direttore della Verità, il responsabile sarebbe soprattutto uno: lo Stato.
Mentre un’indagine da parte della Procura è pur stata aperta dopo la dichiarazione choc di Cingolani, Belpietro precisa che si tratta di un fascicolo a modello 45, ovvero contro ignoti. Da qui, prende le mosse per ipotizzare il ipotizzare possibili colpevoli e il suo ragionamento porta dritto, come dicevamo, allo Stato. Da considerarsi, almeno, come potenziale indiziato. Vediamo come mai.
Belpietro spiega sulla Verità: “Se il prezzo dei carburanti ha sfondato il muro dei 2,30 euro si deve ringraziare il Fisco, cioè il braccio armato del ministero dell’Economia”. Attualmente, stando alle stime del sito True Numbers, il costo della benzina ha toccato i 2,32 euro al litro mentre il Diesel sta a 2,33 euro al litro, imponendosi come il carburante più costoso su piazza. Lo scorso anno la situazione non era certo rosea, ma il rincaro - su una media, già elevatissima, di 1,7 euro per litro - che sfiora il 40%. 62 centesimi in più. Colpa della sfortunata congiuntura che ha visto la guerra dar seguito a una già martoriante pandemia? Non solo: “Xi Jinping e Vladimir Putin sono alcune delle cause del rincaro, ma poi c’è la manona del Fisco, che sulla benzina arraffa miliardi, al punto che nelle poche settimane di guerra ne avrebbe già intascato uno. Il meccanismo è semplice: ogni litro che esce dalla pompa costa all’automobilista più di tasse che di carburante. Infatti, il prezzo della benzina è composto da una quota di prodotto, mentre il resto sono imposte. In sintesi, fatto 45 il costo del carburante, poi ci sono le accise, cioè il tributo che si paga al Fisco, quindi sulla somma di queste due componenti, cioè benzina più tasse, si calcola l’Iva, che è un’altra tassa. Il risultato è che se cresce la quotazione del carburante, lo Stato incassa di più, perché aumenta la sua quota, non solo di accise, ma anche di Iva”.
Si tratterebbe di un prelievo fiscale tra i più elevati in Europa. Ora il governo ha deciso di “usare l’extragettito” per mettere un tetto alle accise. Questo, naturalmente, non ridarebbe agli automobilisti ciò che hanno speso finora e nemmeno ciò che andranno a buttar via nell’imminente futuro per i carburanti. Nonostante si parli di un bonus di 200 euro, la situazione resta molto critica: nel giro di un anno, il costo di un pieno rischia di arrivare a costare anche 500 euro in più. Mentre a guadagnarci sarebbe solo il Ministero dell’Economia…