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NON SIAMO MICA GLI AMERICANI: il tempo dell’Europa è finito e ciò a cui stiamo assistendo è la fine dell’impero Usa mentre i Brics (Russia, Cina, India, Brasile e Sudafrica) prosperano. Ma davvero siamo con Trump che esporta il fascismo?

  • di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

29 marzo 2025

NON SIAMO MICA GLI AMERICANI: il tempo dell’Europa è finito e ciò a cui stiamo assistendo è la fine dell’impero Usa mentre i Brics (Russia, Cina, India, Brasile e Sudafrica) prosperano. Ma davvero siamo con Trump che esporta il fascismo?
Non siamo mica gli americani, cantava Vasco, ma cosa siamo? Se l’Impero americano sta finendo, quello europeo è già in decomposizione da anni. E mentre i Brics (i Paesi antioccidentali) prosperano e crescono, noi siamo incastrati tra alleanze che non capiamo più (stiamo con la Nato ma contro l’Ucraina? Con l’America ma anche con la Russia?) e rischiamo di appoggiare, un’altra volta, l’esportazione non della democrazia, ma del fascismo…

di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

“Non siamo mica gli americani - cantava Vasco - ché loro possono sparare agli indiani, fuoco agli indiani”. C’è tanto in questo verso che racconta del rapporto luci e ombre che abbiamo sempre avuto con gli Usa. Quando in America fu abolito il Codice Hays, la loro censura cinematografica, la “New Hollywood”, libera dalla moralità bigotta, fu in buona sostanza inventata da cognomi italiani: Scorsese, De Niro, Coppola, De Palma, Pesci, Cimino. Ma non è che poi alla fine i veri americani siamo noi? Che l’America sia una colonia europea tendiamo forse spesso a dimenticarlo e sono loro a riconoscere nell’Italia un “brand” irrinunciabile: le scarpe italiane, gli abiti italiani, la cucina italiana, persino il cinema italiano, dal neorealismo (trovatemi un cineasta che non dica “Vittorio De Sica”) ai nostri film di serie B su cui si è formato, per sua stessa ammissione, Quentin Tarantino. A volte, sembra, sia solo innanzitutto una questione di dimensioni. Prendiamo la Sicilia, è come il Texas, ma più piccola: loro hanno i pick-up e noi l’Ape Piaggio, loro hanno lo Stetson e noi la coppola, loro hanno il Winchester, perché devono sparare più lontano, e noi la lupara. Lo dico spesso: La Sicilia non è “arretrata”: è “decaduta” prima perché per prima fece parte del primo impero, quello greco. La famosa “America Profonda”, quella descritta dal vicepresidente J.D. Vance in “Elegia americana”, non è diversa dalla Sicilia rurale; redneck e hillbilly sono identici, che ne so, ai contadini di Agira. Le cittadine tutte uguali, con il prato davanti il giardino sul retro (backyard) non sono tanto diverse dai sobborghi di Voghera. L’Italia sembra un’America più piccola ma con la sanità pubblica. Vuoi mettere? Altro che “Little Italy”, sembra che sia l’Italia una “Little America”. Le lotte tra gangsta’ rap a chi si ispiravano? Non parlo della similitudine con le vicende che possono riguardare i trapper nostrani, che forse sono una imitazione di quello “stile”, parlo del modello originale, senz’altro mafioso, malavitoso. È il rap americano che ha influenzato noi o è stata “Cavalleria Rusticana” a inventare il rap? E la grande famiglia Kennedy, per tanto tempo “mito” dei democratici di tutto il mondo, non costruì la sua fortuna con il contrabbando ai tempi del proibizionismo, facendo affari con la malavita italoamericana? Il senso della famiglia, della comunità, il giorno del ringraziamento, la retorica americana insomma, God bless America e via dicendo, non sembrano anche a voi presi e “importati” negli Usa da un qualunque paesino italiano sotto i cinquemila abitanti?

Elon Musk e Donald Trump
Elon Musk e Donald Trump

American Tabloid, uno dei grandi e spietati romanzi di James Ellroy, costruito sull’importanza della maldicenza, del gossip, non vi ricorda il “cortile” dove le comari si riunivano per sparlare? Frank Sinatra e i suoi rapporti con Las Vegas, non sembrano la versione ipertrofica del cantante neomelodico di paese che fa i concerti grazie all’amicizia col sindaco che viene eletto (spesso e volentieri) con i voti delle mafie? L’America è “Cosa Nostra”? A volte sembra che l’America sia stata fondata con gli scarti dell’Italia, dell’Italia più selvaggia. Le elite stesse che abitano oggi le grandi città non sono forse frutto di matrimoni tra le famiglie che arrivarono con la Mayflower (che loro possono sparare agli indiani) e i nuovi ricchi? Non è una storia che abbiamo già sentito e stiamo riascoltando nel Gattopardo? Il sogno americano, fare i soldi e costruirsi una torre, è così diverso dal sogno italiano rinascimentale?

Donald Trump e Vladimir Putin
Donald Trump e Vladimir Putin

Sì certo, c’è il pop americano, il rock americano, il pop-rock americano, ma si può limitare la descrizione del nostro rapporto con l’America alle canzoni (c’è tanta Africa nella musica americana, dal rap al blues) o ai vestiti, ai jeans, alle cinture “El Charro”, che poi erano italianissime, alle Timberland, scarpe da boscaiolo, indossate nel bosco urbano (oggi domani un albero da abbattere)? Siamo davvero tutti Alberto Sordi in Un americano a Roma? O sono gli americani italiani in America? Il sospetto viene. Ma si dice anche che la superficialità sia la zona più profonda di tutte. Quando sentiamo qualcuno parlare di America alla fine ci dicono la stessa cosa: l’America profonda che non conosceremmo, come se non avessimo visto migliaia di film sull’America profonda, da Furore in poi, vota Trump, l’America colta vota democrat. Grazie al ca… Adesso, l’America, da liberatrice dal nazifascismo sembra voglia esportare il fascismo. Ma qualunque cosa esporti non è una gran bel vedere (anche l’esportazione della democrazia non fu tutto questo grande spettacolo). Massimo D’Alema ha ricordato di recente che questa America gli sembra l’America “imperialista” che aveva combattuto in gioventù. Ma ha senso, dal 1989 in poi, parlare di Imperialismo quando – perché ne parlano così in pochi – esiste una organizzazione che si chiama Brics e che vogliono crearsi una moneta unica, fondata da Russia, Cina, India, Brasile e Sudafrica? Dice: siamo pieni di testate nucleari in Italia. Vero. In Sicilia, pare, si dice, alcuni confermano, che ci siano intere montagne scavate con basi militari americane segrete. Ma adesso abbiamo questa narrazione un po’ terroristica per cui dobbiamo fare le scorte per sopravvivere in casa 72 ore. Combatteremo la terza guerra mondiale nucleare a colpi di barattoli di fagioli borlotti. Metti che davvero la Russia voglia invadere l’Europa, cosa dovrebbe fare l’America, farsi rubare le testate nucleari? Adesso, davvero, non si capisce l’Europa con chi voglia stare e per quali motivi. Io, almeno, non l’ho capito. Stiamo con Trump nella Nato contro la Russia? O stiamo con Trump nella Nato con l’Ucraina? E dopo che l’Europa dovesse riarmarsi delle testate nucleari americane che ne facciamo? Le confischiamo come gli yacht degli oligarchi russi? Mandiamo i vigili urbani a porre i sigilli sulle bombe di Trump? No, non siamo mica gli americani, né noi né, mi sembra, l’Europa. Gli imperi sono fatti così, nascono, crescono, propagandano e poi finiscono e arrivano nuovi imperi. L’Europa il suo tempo l’ha già vissuto, con il colonialismo, che ha fondato, tra le altre cose, l’America come la conosciamo. Credo che le cose siano due: o un nuovo ordine mondiale (frase bellissima che non si capisce perché faccia sobbalzare i complottisti – W Gli Illuminati!) o la catastrofe nucleare. Mi raccomando i borlotti.

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