Covid, guerra in Ucraina, crisi energetica e climatica e pure la cronaca nera. Chi pensava che non ci sarebbe stato più tempo per parlare degli sbarchi in Sicilia? Perché sì, gli sbarchi stanno continuando: mentre la narrazione mainstream – giustamente, ci mancherebbe – continua a raccontare l’impasse per trovare la pace fra Russia e Ucraina, continuano ad arrivare persone in difficoltà sulle coste siciliane e le autorità locali lo sottolineano. Un paio di giorni fa a Pozzallo sono arrivate 400 persone nella notte.
Nei primi quattro mesi del 2022, infatti, non si è attenuata l’emergenza degli sbarchi con 8441 persone arrivate in Italia, numero di poco inferiore alle 8522 persone sbarcate nello stesso periodo del 2021, come spiega il Ministero dell’Interno. Migranti che arrivano, in particolare in queste ultime settimane, dalla Siria e dalla Libia, ma anche Niger, Nigeria e Eritrea. Il Rapporto 2022 del Centro Astalli, il Servizio dei Gesuiti ai rifugiati, ha spiegato: che nell’intero 2021 sono stai 67.040 i migranti arrivati in Italia via mare, quasi il doppio rispetto ai 34.154 dell'anno scorso, cui i minori stranieri non accompagnati sono stati 9.478, a fronte dei 4.687 del 2020. Una situazione in numeri che si traduce anche in una situazione complessa anche dal punto di vista umanitario con torture e stupri. Sempre il rapporto Astalli, infatti, evidenzia che le 213 donne seguite in Italia dal servizio di ginecologia dopo gli sbarchi hanno subìto torture e abusi: le persone che hanno ricevuto un certificato medico-legale da presentare alla Commissione territoriale sono state 334. La questione delle donne è preoccupante anche per il caso-torture. Sebbene fra i migranti in arrivo siano ancora gli uomini il sesso maggiormente colpito dalle torture, il numero delle donne è in aumento ed è pari al 32% del totale.
Come sottolinea poi Il Tempo, riprendendo sempre le analisi del Mint, le regioni del centro-Nord sono quelle che accolgono più migranti. La Lombardia guida con il 12%, seguono Emilia-Romagna (11%), Lazio e Piemonte (9%), Toscana (7%) e poi, con l’1%, Valle d’Aosta, Sardegna e Molise. La situazione rispetto al passato quindi è ben più grave rispetto a quella già molto complicata del 2021. Il Covid l’anno scorso poi ha reso tutte le operazioni ancora più difficili e, in un contesto di pressione sulle coste molto ampio, si è aggiunto un’imprevedibile flusso di persone dall’Est Europa (seppur non esclusivamente verso l’Italia). La guerra in Ucraina infatti ha registrato, nelle prime cinque settimane dal suo inizio, la fuga di più di milioni di persone dal territorio ucraino verso altri Paesi europei alzando il totale dei migranti in Europa a 4 milioni. Un numero che non si era mai visto nel Vecchio continente, ma che, come spiega l’Huffington Post, presenta la difficoltà implicita nell’individuazione dell’origine dei profughi. Non tutti infatti arrivano dall’Ucraina e molti continuano a viaggiare, fuggendo, da altri Paesi dell’est Europa.
Chi fugge dalla guerra, chi fugge dalla politica, chi fugge dal clima. Le origini di queste fughe di massa dai Paesi africani è spesso causata da situazioni di grave siccità o impossibilità di coltivazione, con incendi o emergenze del suolo che costringono le persone a fuggire. Non esiste attualmente - al contrario dei rifugiati politici - uno status riconosciuto dal diritto internazionale per questo tipo di migrazione, ma le recenti testimonianze raccolte nelle coste siciliane a volte hanno riferito di persone che scappavano proprio da una vita di stenti a casa del clima.
In ogni caso la situazione è grave, qualunque sia il tipo di fuga. Non ce ne dimentichiamo.