Il caso Regeni torna di attualità con l’apertura del processo alla Corte d’Assise di Roma. Gli imputati sono quattro 007 egiziani. Il 16 aprile c’è stata la deposizione dell’ex ambasciatore al Cairo Maurizio Massari, che ora svolge il ruolo di rappresentante permanente del nostro Paese presso l’Onu. Racconta Massari che la sera del 25 gennaio 2016 era venuto a conoscenza della sparizione di Regeni tramite un professore di italiano al Cairo, Gennarino Gervasio, che doveva cenare con Regeni quella sera ma non lo aveva visto arrivare.
Gli avvocati egiziani hanno chiesto a bruciapelo alla tutor di Regeni: “Era forse una collaboratrice dei servizi segreti britannici?"
Saputo della sparizione di Regeni, Massari ha seguito la procedura del caso, avvisando il ministro degli Esteri, allora Federica Guidi, e il capostruttura dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterni). Solo il 2 febbraio è riuscito a interloquire con il ministro dell’Interno egiziano. Nel frattempo erano emersi altri fatti. Per esempio che Regeni era sotto la lente di ingrandimento dei servizi segreti egiziani, la National security agency (Nsa), per i suoi studi sui sindacati degli ambulanti. Massari è stato informato del ritrovamento del corpo di Regeni solo il 3 febbraio, dalla tutor egiziana di Regeni, Maha Abdel Rahman. È stata lei a informare l’ambasciatore Massari che il corpo di Giulio Regeni si trovava all’obitorio. Lasciamo la parola a quanto ha dichiarato lo stesso Massari ieri: “Potei constatare che Regeni era stato ripetutamente torturato – ha raccontato Massari - Ematomi di colore diverso, dal nero al violaceo. Dita rotte e denti rotti e bruciature di sigarette su tutto il corpo e segni con qualche oggetto sulla schiena, tagli vari. Era nudo a metà, nella parte inferiore”.
A questo punto il colpo di scena: gli avvocati degli imputati dei servizi egiziani che hanno chiesto a bruciapelo: “Come mai la tutor era informata del fatto che il corpo di Regeni fosse all’obitorio? Come poteva saperlo? Era forse una collaboratrice dei servizi segreti britannici?”. Ed in effetti quella della “pista britannica” è una strada che è stata quasi totalmente negletta dai media pur essendo emersa, a volte, carsicamente.
Una premessa è d’obbligo: siamo in un campo ancora pieno di nebbia e di incertezze in cui si sono però alcuni fatti interessanti. Il ricercatore italiano al Cairo era seguito da due professoresse: la già citata Maha Abdel Rahman, perquisita nel Regno Unito nel 2018 e da Rabab El Mahdi dell’Università Americana de Il Cairo, nota attivista antigovernativa. E qui ritroviamo proprio la professoressa Abdel Rahman di cui si è parlato ieri in Aula. Regeni lavorò per un anno per la nota società di ricerca, Oxford Analytica, che si occupa di scenari geopolitici medio orientali e di intelligence ed è stata fondata da David Young coinvolto nel Watergate sotto la presidenza Nixon.
Maha Abdel Rahman è stata il riferimento di Regeni a Cambridge mentre El Mahdi era il suo riferimento al Cairo. Le due si conoscevano e interagivano. La Abdel Rahman ebbe la casa perquisita nel Regno Unito su mandato delle autorità italiane che indagavano i possibili rapporti con i servizi segreti inglesi. Le autorità italiane, infatti, il 9 ottobre 2017 hanno trasmesso un ordine di rogatoria nel quale era richiesto l’interrogatorio formale della professoressa di Cambridge e l’acquisizione dei suoi tabulati telefonici. A suo tempo, Repubblica ha dimostrato tramite un’approfondita inchiesta che: “Maha Abdel Rahman ha mentito e ha omesso diverse circostanze sul suo rapporto con Giulio Regeni”. L’idea è che Regeni sia stato in qualche modo “strumentalizzato” dagli inglesi, per scopi che non erano quelli della ricerca universitaria e che in ogni caso mettevano in pericolo il ragazzo, che infatti ne scrisse a Cambridge senza però che la situazione cambiasse.
L’11 giugno 2021 a Bologna, l’ex ufficiale dei servizi segreti italiani, l’ex Sismi Mario Grillandini ebbe a dire, nell’ambito di una audizione come testimone in un processo per la strage di Bologna: “Giulio Regeni è stato strumentalizzato e raccoglieva inconsapevolmente informazioni nell'ambito del proprio lavoro per conto dei servizi segreti inglesi”. Nessuna prova. Ma molti indizi.