Jean-Luc Godard, regista francese, nonché una delle figure più importanti della storia del cinema e celebre rappresentante del movimento della Nouvelle Vague, è morto all’età di 91 anni. Fin dall’inizio della sua carriera, nei primi anni sessanta, si affermò come regista innovativo e sperimentale. Influenzò sia i suoi contemporanei che le generazioni successive di registi. Non solo in Francia, ma anche in America. “Fino all’ultimo respiro”, il suo primo film del 1960, con protagonisti Jean Seberg e Jean-Paul Belmondo, è considerato il manifesto della Nouvelle Vague e uno dei film più importanti del decennio. Creò l’identità al movimento che mise in scena insieme ad altri registi come François Truffaut, Jacques Rivette, Claude Chabrol ed Éric Rohmer. Fu in grado di svecchiare le regole di produzione e d’introdurre nuove tematiche nella narrazione.
Godard nacque a Parigi nel 1930 in una famiglia benestante. Tra i suoi film più importanti “Il disprezzo”, con Michel Piccoli e Brigitte Bardot. E poi “Questa è la mia vita”, “Il bandito delle 11”, “Agente Lemmy Caution: missione Alphaville” usciti nelle sale negli anni sessanta, il periodo più florido della sua carriera. Collaborò anche con Roberto Rossellini, Pier Paolo Pasolini e Ugo Gregoretti. Apparteneva a una generazione di registi più incline verso produzioni a basso costo e indipendenti. L’obiettivo era quello di destare meraviglia nello spettatore, sconvolgendolo con riflessioni sociali e politiche. Convinto marxista, la sua era una fama da regista impegnato e intellettuale, con un approccio all’arte cinematografica acclamato dalla critica. Diete vita a personaggi narcisisti, pieni di irriverenza e collocabili ai margini della società, delineando uno stile molto amato da Martin Scorsese e Quentin Tarantino. Nel 2011 ricevette il premio Oscar alla carriera. Aveva da tempo scelto di ritirarsi a vita privata in Svizzera, dove si è spento circondato dall’amore della sua famiglia.