È morto a 85 anni il sociologo Domenico De Masi. Professore emerito di Sociologia del lavoro all'Università "La Sapienza" di Roma, è stato per anni uno dei maggiori sostenitori e teorici del reddito di cittadinanza in Italia. Il 15 agosto aveva scoperto di avere una malattia invasiva e oggi è stata annunciata la notizia della sua scomparsa. Noi lo avevamo intervistato proprio sugli attacchi rivolti all'rdc e che oggi sono diventati parte delle argomentazioni a favore dello smantellamento di questa misura, provocando così proteste e manifestazioni dei cittadini e delle famiglie che, al Sud, si sono viste togliere l'unica entrata mensile. Lo ricordiamo con questa sua ultima lezione.
«La Repubblica di Napoli» riporta la notizia che ai concorsi per diventare netturbini, nel capoluogo campano, saranno presenti 1.232 candidati laureati su 26mila candidati in tutto, 10mila dei quali con diploma superiore. Tutto questo per 500 posti disponibili. Alla faccia dei “terroni che non vogliono lavorare”. Abbiamo chiesto al sociologo del lavoro Domenico De Masi cosa ne pensa, quali siano le cause, di chi sia la colpa e se ci siano soluzioni in vista. Ma il quadro è nero, soprattutto se tutte le forze politiche – a eccezione del Movimento 5 Stelle – attaccano il reddito di cittadinanza.
Cosa ne pensa di oltre 1.200 laureati che cercano un posto come netturbini a Napoli?
Ci sono varie considerazioni da fare. Sogno un mondo in cui tutti siano laureati, netturbini compresi, ma non siamo ancora a quel punto. La laurea è un privilegio, perché riguarda appena il 23% dei cittadini. La laurea è un titolo che discrimina, anche se è giusto che lo testimoni. A Napoli il problema è la disoccupazione giovanile. Se in Italia la media è l’8,8%, a Napoli supera il 10%. Se il 20% dei giovani è disoccupato, a Napoli supera il 30%. La spinta a partecipare a questi concorsi è oggettiva ed evidente. L’unica attenuante è che il lavoro del netturbino non è quello che abbiamo incamerato nel nostro immaginario collettivo. Io stesso ho invitato alcuni miei studenti di sociologia a partecipare, qualche anno fa, al concorso a Roma. Non è una cosa così disdicevole come si crede. Poi che i genitori non laureati, che si dissanguano per far studiare il figlio, sognandolo come un professionista di successo, lo vedono a fare il netturbino, la cosa non è affatto bella.
Qual è la causa?
Proprio il tasso di disoccupazione. È una dei vari elementi che ci danno l’immagine della Campania. Lei deve sapere che la Campania è una regione paradossale. Ha un patrimonio incredibile, un paesaggio meraviglioso. Eppure ha un prodotto interno lordo che è la metà di quello della Lombardia. Qualcosa non funziona a livello locale, soprattutto perché i migliori se ne sono sempre andati. Un darwinismo alla rovescia.
E la classe dirigente locale?
È scelta dai cittadini più in base al clientelismo che non sulla base della competenza. Oggi esce un libro, Il monarca, a cura di Massimiliano Amato e Luciana Libero, che ripercorre gli anni di gestione della Campania da parte di De Luca. Lo legga.
In questa campagna elettorale si torna a parlare di reddito di cittadinanza che, secondo varie forze politiche, è un disincentivo a lavorare. Mille studenti che provano il concorso per netturbino non dimostra il contrario?
Il reddito di cittadinanza è stato usato da Confindustria e dalla massa dei giornalisti prezzolati come un puro pretesto. Le faccio un esempio. Sono in Costiera Amalfitana, una zona fatta di 12 paesi che vivono di turismo. È pieno di alberghi, ma non si trovano i lavoratori. Tutti gli albergatori (e i bar e le trattorie) dicono che la mancanza di lavoro è dovuta al reddito di cittadinanza. Bene, sa quanti percettori di reddito di cittadinanza ci sono in tutti i paesi della Costiera Amalfitana? Solo 4.
Sono pochissimi.
Certo. Il reddito di cittadinanza è andato soprattutto a minori, inabili e a vecchi. Ci è scappato dentro anche qualche centinaio di migliaia che avrebbero potuto lavorare. Di questi più di 400mila hanno trovato lavoro grazie al reddito di cittadinanza, anche se tutto questo non si dice. La mancanza di lavoratori è dovuta al fatto che è preferibile fare il netturbino con uno stipendio sicuro e degli orari sicuri, invece che andare a lavorare in un albergo per 12 ore al giorno, con una paga in gran parte in nero. Quello che sta succedendo è un grido di accusa verso l’imprenditoria italiana, che è andata avanti sempre con lavoratori in nero.
Ritorniamo alla politica regionale.
Gestione demenziale. Non solo a Napoli c’è il problema della disoccupazione, ma De Luca è stato il principale nemico del reddito di cittadinanza e dei navigator. Aveva i navigator pagati dallo Stato e non li ha voluti assumere, perché per lui erano inutili. Ecco il risultato.
De Luca rispecchia l’atteggiamento di qualche partito?
Ovviamente il PD. L’anno scorso cento intellettuali italiani hanno scritto a Enrico Letta una lettera, sostenendo che fosse intollerabile che sotto l’etichetta del Partito Democratico ci fosse praticamente un fascista. De Luca è ancora lì.
Se vincesse Letta non la vede bene, quindi.
Temo che non vincerà. Ma anche se vincesse, si è dimostrato che Letta preferisce conservare i voti che riesce a raccattare De Luca, che è bravissimo a farsi affiancare a liste tutte molto sospette, grazie anche al suo modo di fare populista.
C’è qualche politico su cui punterebbe per provare a cambiare le cose dal 25 settembre in poi?
Vincerà la Meloni e la destra è praticamente neoliberista. La politica neoliberista che va avanti dagli anni Novanta in poi incrementa le disuguaglianze. È in grado di produrre ricchezza ma non di distribuirla. I quattro anni prossimi saranno quattro anni di opposizione per gli italiani che vogliono volgere le cose in favore di chi è svantaggiato. Tenga conto che ci sono 14milioni di poveri, di cui 6milioni sono poveri assoluti. Sarebbero la base per un vero e proprio partito di sinistra.
Perché non nasce?
Abbiamo una situazione strana in Italia. Il PD si spaccia per partito di sinistra ma non lo è. Il Movimento 5 Stelle ha fatto qualcosa di sinistra ma non lo dice.
Non c’è davvero nessun politico a cui questi 14milioni di poveri potrebbero affidarsi?
Negli anni scorsi per loro c’è stato solo il M5S, che ha fatto le uniche cose di sinistra in Italia in questi anni, con il reddito di cittadinanza e il decreto dignità. Ma sono piccole cose ancora.
Conte potrebbe continuare su questa strada allora.
Nella campagna elettorale ha sempre detto che l’obiettivo principale è la fascia di poveri e disagiati, è vero, ma una vera dichiarazione di collocazione a sinistra non l’ha mai fatta.
Renzi e Calenda?
Ma Renzi è un neoliberista. Ha abolito l’articolo 18, che si può aspettare un disoccupato da uno come Renzi.
Però è Calenda che comanda, in teoria, e lui ha aperto a una forma di reddito di cittadinanza molto limitato.
Questo perché Calenda è un liberista colto. Sa che l’obiettivo principale per un liberista è creare povertà, così che i ricchi diventino più ricchi. Ma serve qualcosa per evitare che i poveri si incazzino. Per Calenda la soluzione è il reddito di cittadinanza come lo immagina lui.
E Salvini?
Salvini contrarissimo al reddito di cittadinanza, fin dall’inizio. Non so se ricorda quella fotografia in cui lui aveva in mano il cartello Quota100, mentre Conte quello con Quota100 e reddito di cittadinanza.
Non c’è proprio nessuno quindi.
Fra qualche mese il reddito di cittadinanza verrà abolito dal nuovo governo, e non so cosa faranno per i 14 milioni di poveri, perché quelli restano e più di 1 milione di loro era uscito dalla povertà proprio grazie al reddito di cittadinanza. Non era mai successo grazie a dei sussidi statali. Oggi il M5S non lo sa reclamizzare a sufficienza, ma così è stato.