La presenza di Marine Le Pen rappresenta il crocevia della strategia politica di Matteo Salvini in vista delle elezioni europee che si terranno a giugno del prossimo anno. Un test importante per il governo di centro-destra e per la sfida interna tra i tre principali partiti che compongono la maggioranza. Con Giorgia Meloni saldamente a capo dei conservatori (insieme agli spagnoli di Vox e al polacco Diritto e Giustizia del presidente Andrzej Duda) e con Antonio Tajani e Forza Italia nei popolari, come notava La Stampa lo scorso 5 luglio, Matteo Salvini vuol presentare una Lega più “radicale", in patria e all’estero, forte della debolezza dei suoi competitor interni. Dopotutto, con Le Pen, Salvini condivide il posizionamento nel gruppo europeo Identità e Democrazia (ID), e a Marine non vuole proprio rinunciare, anche se ciò ha irritato l’altro vicepremier, Antonio Tajani. Quest’ultimo, commentando la presenza di Le Pen a Pontida, ha sottolineato che il ministro leghista: "è libero di invitare Le Pen, che però non può essere mai un nostro alleato - in quanto - i nostri valori sono alternativi a quelli di Le Pen e Afd”. Prosegue, la replica piccata dell'interessato: "Io non mi permetto di dire agli alleati che non voglio tizio o caio”.
Dal National Front allo storico risultato del 2022
Salvini ha la necessità di riequilibrare i rapporti di forza interni alla maggioranza di governo: secondo l’ultimo sondaggio politico realizzato da Ipsos per il Corriere della Sera - la prima rilevazione dopo la pausa di agosto - la Lega continua a perdere terreno fermandosi all'8,1% dopo un calo dello 0,3%. Ospitare a Pontida una figura estremamente popolare e simbolo del “sovranismo” internazionale come Marine Le Pen, riporta la Lega indietro nel tempo, prima del Papeete, della pandemia e del governo Draghi. Più di lotta che di governo. Anche se, al governo francese, terminata l’era Macron, Marine ci vuole assolutamente finire. Già nel 2022, la leader dell’estrema destra migliorò di quasi 10 punti il 33% del ballottaggio di cinque anni prima, conquistando il 42% dei consensi. Un risultato storico. E ora la 55enne nata a Neuilly-sur-Seine, figlia più giovane di Jean-Marie Le Pen, storico leader del National Front, studia da presidente, perché il 2027 è lontano sì, ma nemmeno troppo, e bisogna arrivarci preparati, innanzitutto facendo un grande risultato alle elezioni europee.
La strategia di Marine: dare “speranza” e “soluzioni” ai francesi
Dopo aver tenuto un basso profilo in occasione delle proteste e dei violenti disordini che hanno infiammato la Francia negli ultimi mesi a seguito della morte di Nahel M., 17 anni, ucciso a Nanterre (Hauts-de-Seine) da un agente di polizia durante un controllo stradale, le leader del Rassemblement National insiste nel ricordare che "sono lontani i tempi" in cui il suo partito era solo una "forza di protesta", e che ora è visto come portatore di "speranza e soluzioni”. I francesi sembrano darle ragione: secondo l’ultimo sondaggio diffuso da Libération, infatti, il 44% dei francesi ritiene che Marine "può fornire soluzioni utili ai francesi”. Ma Marine, come Salvini, interpreta un altro sentimento ampiamente diffuso, e non solo a destra: la riluttanza nel consegnare armi all’Ucraina senza sostenere una via d’uscita diplomatica al conflitto sposando in toto - come ha fatto invece Meloni - la linea di Joe Biden e Victoria Nuland. In maniera anche più esplicita dell’alleato italiano, Marine ha preso ufficialmente posizione lo scorso luglio, dichiarandosi contraria all'invio di armi e definendo la consegna di queste ultime a Kiev “irresponsabile”. Donald Trump apprezzerebbe.
Meloni atlantista, Salvini-Le Pen contrari all’invio di armi a Kiev
È (anche) sul fronte della politica estera che possiamo dunque osservare le visioni diverse tra Meloni e Salvini-Le Pen: da una parte la leader di Fdl ha preso una posizione marcatamente atlantista, in virtù del fatto (anche) che in Europa, nel gruppo dei conservatori, Meloni ha stretto un’alleanza con i partiti della destra filo-Usa come i polacchi di Diritto e Giustizia. Contrariamente a questa prospettiva, Le Pen-Salvini sono molto critici nei confronti della strategia dell’amministrazione Biden in Ucraina e dell’assegno in bianco concesso alle truppe di Kiev nella guerra con la Russia. Queste sono le due destre - quella liberalconservatrice atlantista della Meloni, con quella nazional-populista di Salvini - che si contendono l’egemonia - politica e culturale - nell’ambito del centro-destra.