Tra i dieci passeggeri che risultano morti a seguito dello schianto a terra dell’aereo Embraer-135 (EBM-135BJ), precipitato ieri nella regione di Tver', a nord di Mosca, c’è anche il nome del fondatore della Wagner, Evgenij Prigozhin, e quello del suo “braccio destro”, Dmitriy Utkin. Il primo era l’imprenditore, la mente della compagnia “privata” militare russa: il secondo, invece è l’ex ufficiale del Gru, l'agenzia d'intelligence militare russa, il veterano di guerra pluridecorato che ha apportato al gruppo il suo bagaglio di competenze militari e leadership. Come confermato dall’agenzia Tass, l'aereo trasportava tre membri dell'equipaggio (due piloti e un assistente di volo) e sette passeggeri. Tutti e dieci sono morti nello schianto. L'aereo era diretto dall'aeroporto Sheremetyevo di Mosca a San Pietroburgo, ed era di proprietà della compagnia MNT-Aero, specializzata nella fornitura di servizi di jet privati. L’agenzia di stato russa riferisce di «variazioni irregolari dell'altitudine di volo prima dell’incidente», mentre è stata avviata un'indagine penale per violazione delle norme di sicurezza e delle norme per il funzionamento dei veicoli da trasporto. Nessun commento da parte del Cremlino. La conferma della morte del fondatore della compagnia privata arriva dal canale Telegram ufficiale della Wagner, Grey zone: «II capo della Wagner, eroe della Russia, un vero patriota della sua Patria Yevgeny Prigozhin è morto a causa delle azioni dei traditori della Russia», si legge.
Che cos’è successo al capo della Wagner?
Una bomba? Una raffica della contraerea? L’esperto di difesa Usa Stephen Bryen menziona dei rapporti secondo i quali si sarebbero sentite due esplosioni prima che l'aereo precipitasse al suolo.
Su Twitter è stato pubblicato il video dell'aereo che cade dal cielo senza controllo. Il video è stato ripreso da una civile con un cellulare dal suo giardino. È probabile che abbia sentito le esplosioni e si sia precipitata a vedere cosa stesse accadendo. Mentre l'aereo cade si può osservare una scia di fumo. A due mesi esatti dalla ribellione armata di Prigozhin, e dopo aver passato le ultime settimane tra la Bielorussia e l’Africa, la sua morte si tinge di mistero. Difficile che si sia trattato di un incidente: ma chi può aver ordinato la morte dell’ex “cuoco” di Putin? Il presidente russo stesso? I nemici giurati della Difesa e dell’esercito, Shoigu in testa? Come ha spiegato a suo tempo il professor Igor Pellicciari su Formiche, l’intera vicenda del gruppo Wagner ha confermato che Vladimir Putin è espressione e punto di sintesi di diversi gruppi di potere in stato di competizione interna permanente: continuare a raffigurare la Russia come una sorta di Putinlandia con uno Zar solo al comando semplifica il lavoro di quanti si occupano del paese.
Perché Putin potrebbe alimentare i sospetti sul proprio coinvolgimento
Prima di giungere a qualsiasi tipo di conclusione, occorre cautela massima, sempre che dalla Russia emergano indizi significativi su quanto accaduto. Fatta questa doverosa premessa, delle ipotesi si possono fare. Come spiega a Foreign Affairs Tatiana Stanovaya, membro senior del Carnegie Russia Eurasia Center, abbiamo certamente buone ragioni per credere che dietro quanto accaduto ci sia effettivamente il presidente russo. «Ma anche se si fosse trattato davvero di un incidente - spiega l’esperta - il Cremlino e Putin personalmente saranno interessati ad alimentare sospetti sul loro coinvolgimento. Putin aveva definito Prigozhin un ‘traditore’, quindi molti conservatori della classe politica russa erano scioccati da quanto il presidente russo fosse stato tenero nei suoi confronti dopo l’ammutinamento». Prigozhin, spiega Stanovaya, «circolava liberamente tra Bielorussia e Russia. Putin lo ha incontrato al Cremlino. Gli ha permesso di vivere la sua vita come se nulla fosse successo». Ora «Putin non sembra debole. Sembra che stia riprendendo il controllo», con buona pace di chi credeva che fosse finito. Ma a trarre vantaggio dalla morte di Prigozhin non è solo il leader russo: a beneficiarne è soprattutto lo stato maggiore militare, i siloviki, i servizi di sicurezza: tutti gli uomini dell’apparato secondo i quali Prigozhin aveva superato una «linea rossa» con l’ammutinamento di due mesi fa. C’è un’altra curiosa coincidenza: ieri Putin ha licenziato anche Sergey Surovikin, comandante in capo delle forze aerospaziali russe e vicinissimo alla Wagner. Non è chiaro cosa gli sia successo ma si ipotizza si trovi agli arresti domiciliari per il suo ruolo nella ribellione armata di Prigozhin.
Che cosa può accadere ora al gruppo Wagner
Tutto da decifrare ora il futuro della Wagner senza i suoi fondatori. Come spiega Stephen Bryen, si potrebbe presumere che la compagnia verrebbe portata avanti da funzionari amici dell'esercito e di Vladimir Putin. Non si tratterà di un compito facile poiché i wagneriani sono fieramente indipendenti ed erano strettamente legati a Prigozhin e Utkin - benché la Wagner non sia una compagnia privata a tutti gli effetti. Primo perché la Costituzione russa non prevede l’esistenza di compagnie private e secondo perché il Gru ha svolto un ruolo di primo piano nella creazione della compagnia stessa e tutte le azioni del gruppo erano coordinate con il ministero della Difesa, con il quale Prigozhin aveva (ormai) un pessimo rapporto.
Ora è probabile che i combattenti della compagnia - presenti in Bielorussia e in Africa - vengano assorbiti e integrati nelle forze del Ministero della difesa, come già peraltro deciso lo scorso giugno. Rimaniamo alle ultime parole di Prigozhin, pronunciante in un video del 22 agosto, presumibilmente nella regione del Sahel: «Stiamo lavorando. Il Gruppo Wagner conduce missioni di ricognizione e ricerca. Rendiamo la Russia ancora più grande in tutti i continenti! Rendiamo l’Africa ancora più libera. Giustizia e felicità per i popoli africani. Siamo gli incubi di ISIS, Al-Qaeda e altri terroristi». E ancora: «Assumiamo veri eroi e continuiamo a svolgere i compiti che ci sono stati assegnati e a mantenere le promesse che abbiamo fatto di potercela fare». Mosca non vorrà rinunciare alle attività della Wagner, soprattutto in Africa: tenterà di farlo con a capo degli uomini fidati e fedeli al Cremlino. Evitando così sbandamenti e colpi di testa che possano danneggiare l’immagine della Russia all’’esterno ma soprattutto sul fronte domestico.