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Ok, ma che mincxia è il vaiolo delle scimmie? E cosa c'entra Bill Gates? E perché Bassetti punta il dito sulla comunità gay?

  • di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

19 maggio 2022

Ok, ma che mincxia è  il vaiolo delle scimmie? E cosa c'entra Bill Gates? E perché Bassetti punta il dito sulla comunità gay?
Paziente zero anche in Italia. Bill Gates lo aveva già profetizzato e ha già il vaccino. Difficile non tornare con la mente al film fantascientifico “Virus letale”, dove una piccola scimmietta è responsabile di un caos dalle proporzioni enormi. Tuttavia non sembra essere questo il nostro caso, eppure... E come mai il virologo Bassetti ha lanciato un allarme che ha fatto discutere, dicendo che la maggioranza dei casi ad oggi riportati sono avvenuti all’interno di comunità chiuse fatte soprattutto da omosessuali? Stiamo per vivere un’altra pandemia? Insomma gli elementi per non stare tranquilli per niente ci sono tutti

di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

È stato isolato il primo caso di vaiolo delle scimmie in Italia. È successo all’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, altri casi erano già stati segnalati in Portogallo, Inghilterra e Spagna. Il paziente zero è un giovane ragazzo italiano da poco rientrato da un viaggio nelle isole Canarie, che si è presentato al pronto soccorso del policlinico Umberto I con dei sintomi sospetti. Dallo Spallanzani è stato dichiarato che: “Il monkeypox virus è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e dissequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee. La persona è attualmente ricoverata in isolamento in discrete condizioni generali e sono in corso le indagini epidemiologiche e il tracciamento dei contatti”. Un individuo che non presenta sintomi al momento non viene considerato come contagioso ma, in via precauzionale, verranno monitorati i contatti stretti delle persone positive al virus. Al momento altri due i casi sospetti in corso di accertamento.  

Il vaiolo delle scimmie, così chiamato poiché è stato scoperto per la prima volta nel 1958 nelle scimmie da laboratorio, è una patologia che si presenta ciclicamente in Africa, in particolar modo in Ghana e Nigeria. Negli ultimi anni è stata diagnosticata sporadicamente anche in USA ed Europa, in viaggiatori provenienti da zone in cui il virus è molto diffuso senza mai destare allarmismo. La particolarità di questi ultimi casi di contagio è l’assenza di collegamento dei pazienti con viaggi in zone endemiche. Ora, dopo l’esperienza del Covid, il livello di attenzione nei confronti delle malattie infettive si è sensibilmente alzato. Stando a quanto riportato dal CDC, centro americano per la prevenzione delle malattie infettive, l’agente patogeno del virus è ancora sconosciuto, circostanza che ha condotto a un’altissima sorveglianza internazionale. Attualmente all’estero sono stati confermati 17 casi, e in Italia è stata istituita una task force composta da esperti del settore, con il compito di monitorare costantemente la situazione. Secondo il sito del governo britannico il rischio di un’elevata diffusione nella popolazione è basso. Le precauzioni da seguire per evitare il contagio sono quelle che abbiamo imparato a conoscere e seguire durante il Covid, ovvero igiene personale e lavarsi spesso le mani.

Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, ha dichiarato: “Sembra che i problemi infettivi stiano venendo fuori solo adesso, mentre sono sempre esistiti. Oggi è solo diversa l’attenzione mediatica, rispetto a quello che avveniva nell’epoca pre-Covid, e qualunque problema, anche piccolo, viene ingigantito dai media. È come se di colpo si fosse scoperto che ci sono i tumori o le malattie cardiovascolari. Fino a due anni fa il mondo pensava che il libro delle malattie infettive fosse chiuso e questo è stato un grave errore”. E ancora: “Non possiamo permetterci una nuova epidemia. Le malattie infettive contagiose, come evidentemente il virus del vaiolo delle scimmie, hanno la capacità di diventare molto diffusive. C’è però da dire una cosa, il vantaggio grande di questo virus, a differenza del Covid, è che non si trasmette molto facilmente a livello di ‘respiro’. Qui parliamo di contagi che avvengono quando c’è un contatto molto stretto, ravvicinato e continuativo, per cui è più difficile che si possa assistere a una epidemia. Allo stesso tempo bisogna stare anche molto attenti, perché questi virus, che hanno vissuto tanto tempo negli animali e poi sono arrivati all’uomo, non sappiamo quale comportamento potrebbero avere e quale potrebbe essere la loro capacità di mutare e di diventare magari più contagiosi, oppure di assumere caratteristiche diverse. Quando un nuovo virus proveniente dal regno animale arriva negli uomini bisogna evitare che si verifichino molti casi, perché questo potrebbe voler dire, ovviamente, che esiste un rischio epidemico”. 

La sintomatologia più comune comprende febbre, dolori muscolari, stanchezza e mal di testa. I linfonodi del collo tendono a ingrossarsi e, nel giro di qualche giorno, si assiste alla comparsa di bolle sulla pelle che inizialmente hanno l’aspetto di piccole macchie. L’incubazione può avere una durata di circa due settimane a partire dal momento del contagio. La malattia, invece, guarisce in modo spontaneo in un arco di tempo che va dalle due alle quattro settimane, e in genere non lascia strascichi.   

Al momento non esiste alcun trattamento specifico per il vaiolo delle scimmie, tuttavia in Africa il rischio di contagio è ridotto nelle persone vaccinate contro il vaiolo: questo evidenzia che l’antivaiolosa garantisce un qualche livello di protezione. In Italia l’obbligo per questo vaccino è stato abolito nel 1981, a tal proposito Matteo Bassetti afferma che: ”Non sappiamo l’età delle persone finora contagiate, ma è possibile che, se sono giovani, non siano state vaccinate. Ora occorrerà valutare cosa fare per evitare l’insorgenza di focolai. Se tra tre settimane rimarranno pochi casi, non ci sarà da preoccuparsi, altrimenti bisognerà ripensare tutto e capire come agire”. 

E ha concluso, scatenando qualche polemica: "È importante sottolineare che la maggioranza dei casi ad oggi riportati sono avvenuti all’interno di comunità chiuse, di cluster, fatte soprattutto da omosessuali che hanno avuto rapporti con altri uomini. È allora probabile che il contagio sia avvenuto durante o in prossimità di rapporti intimi sessuali". 

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Matteo Bassetti

Cosa c’entra Bill Gates

Bill Gates lo scorso novembre aveva ipotizzato l’insorgenza di una nuova epidemia, esortando i governi a finanziare la ricerca attraverso lo stazionamento di cifre ingenti: “Spero che tra cinque anni potrò scrivere un libro intitolato ‘Siamo pronti per la prossima pandemia’, ma ci vorranno decine di miliardi in ricerca e sviluppo. Probabilmente ci vorrà circa un miliardo all’anno per una task force per le pandemie a livello di OMS, che si occuperà della sorveglianza e di quello che io chiamo germ game. Molte delle attività di ricerca e sviluppo di cui abbiamo bisogno per essere pronti alla prossima pandemia sono cose come rendere i vaccini economici, avere grandi fabbriche, sradicare l’influenza, sbarazzarsi del comune raffreddore, rendere i vaccini solo un piccolo cerotto da mettere sul braccio, cose che saranno incredibilmente utili anche negli anni in cui non avremo pandemie”. 

Queste parole di Bill Gates hanno già scatenato i complittisti, sarebbero la prova che lui già sapeva, e sostengono che Bill Gates avrebbe già a disposizione, dal 2019, il vaccino per il vaiolo delle scimmie. Da ieri l'hashtag Bill Gates è in tendenza su Twitter e qualcosa ci dice che, tra dietrologie varie, gli attacchi velati al mondo gay e la paura di un'altra malattia, gli elementi perché scoppi un'ulteriore epidemia mediatica ci sono tutti. 

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