Siamo davvero davanti a un nuovo Me Too, quello delle agenzie pubblicitarie italiane? Come ben raccontato dal nostro Andrea Muratore, lo scenario pare complesso. E badate, non sono ancora scattate le prime denunce vere e proprie. In questi giorni, però, sono fioccate le denunce via social e a mezzo stampa: Massimo Guastini, pubblicitario di lungo corso, spara a zero su Pasquale Diaferia, altro “nome forte” del settore, accusato da Guastini di essere “un molestatore e abusatore seriale di giovani e meno giovani colleghe pubblicitarie o tirocinanti” (ma anche in questo caso non sono emerse querele o indagini in corso). Ma Davide Arduini, presidente di UNA, l'associazione che raggruppa tutti i principali operatori della comunicazione in Italia, dalle agenzie pubblicitarie ai centri media passando per le società di PR, a questo punto non può fare finta di niente e sottolinea “il dovere di cogliere l’urgenza di elaborare, riflettere e sradicare un fenomeno che ha radici culturali molto profonde che non sono assolutamente da considerare strutturali e caratterizzanti del comparto della comunicazione”. Ma siamo convinti di quest’ultima “garanzia”? Non c’è davvero nulla di “strutturale” in tutto ciò di cui si sta dibattendo? Mentre su Instagram i post di Tania (profilo taniume, più di seimila follower) – “la copy di me stessa” da cui è partito tutto – accumulano commenti di ogni tipo, noi abbiamo chiesto cosa ne pensa a Oliviero Toscani, il fotografo più celebrato e famoso d’Italia. Che ha detto cose pesanti di cui si assume tutta la responsabilità.
Buongiorno Toscani, la stiamo contattando perché…
MOW?! Ma voi siete per caso quelli che mi hanno chiamato qualche mattina fa per farmi il mazzo?
Oddio, non che io sappia... Non credo proprio.
Allora proceda pure.
La chiamo per via di questa ragazza, Tania, che ha raccontato di insulti espliciti e allusioni sessuali egualmente esplicite ricevute sul posto di lavoro, una famosa agenzia pubblicitaria. Per non parlare di molestie più gravi che, per ora, ha preferito non rivelare. Soprattutto, ha parlato di un mondo profondamente corrotto e di qualcosa di “sistematico”. Le pare verosimile tutto questo?
Non ho mai lavorato con un’agenzia pubblicitaria perché mi fanno letteralmente schifo. Quelli che lavorano in pubblicità, in quanto cani, sono sempre arrapati. L’unica cosa che sanno fare i “pubblicitari di razza” è toccare il culo alle ragazze.
Un giudizio impietoso.
Mi stanno sulle palle. Sono delle teste di caz*o. E scrivetelo pure, perché tanto non devo assolutamente niente a loro. Pensate solo all’ultima campagna dell’agenzia Armando Testa, “Open to Meraviglia”. Ma dai… Giusto una come la Santanché poteva difendere una robaccia del genere. Il giro, del resto, è quello. Un giro di fig*e e caz*i.
Lei conosce Guastini e Diaferia?
Non frequento gente di quel settore. So come funziona, ma li tengo tutti a debita distanza. Le agenzie pubblicitarie sono “scum”, hanno rovinato tutto con il loro diabolico marketing. Non conoscono la grafica, sono pieni di ignoranti senza uno straccio di idee e poi fanno brainstorming per raccattare due spunti in croce. Devo andare avanti?
Ehm, prego.
Sono un autentico disastro, credetemi. Se volete trovare i più cretini fra i cretini, cercate in un’agenzia pubblicitaria. Ce ne sono in abbondanza.
Eppure avrà ben dovuto avere a che fare con loro in qualche momento della sua lunghissima carriera, no?
Mai! Le campagne a cui ho partecipato sono state grandiose proprio perché ho rifiutato di dovermi forzatamente “confrontare” con qualche “illuminato”. Con le copy di turno… Le scosciate di turno, più che altro.
Ossia?
Beh, le copy, secondo il manuale del bravo pubblicitario, devono sempre essere delle belle fig*e, in modo da poter vendere di tutto al cliente. Non sto scherzando, si mostrano un po’, il cliente si ingolosisce e dice sì più facilmente. Non voglio proprio generalizzare al massimo. Due o tre pubblicitari seri ci saranno senz’altro, ma io, personalmente, non ne ho sentito parlare. Non so chi siano.