È attesa in serata l’arrivo in Italia dell’auto di Filippo Turetta. La vettura, una Fiat Grande Punto di colore nero, era stata utilizzata dal giovane per trasportare il cadavere della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin fino al lago di Barcis (e per la sua fuga). Dal momento del fermo del ragazzo avvenuto lo scorso 19 novembre sull'autostrada A9, vicino Lipsia, l’auto si trovava sotto la custodia della polizia tedesca di Halle. In mattinata il mezzo è stato caricato su una bisarca coperta, così da evitare eventuali contaminazioni ambientali, e verrà consegnata ai laboratori dei Ris di Parma, dove gli esperti potranno iniziare le analisi scientifiche sulle tracce e sugli oggetti rinvenuti all'interno dell'abitacolo, ovvero: il marsupio di Turetta, un paio di guanti, un coltello con una lama di 12 centimetri, una scheda telefonica prepagata, un paio di scarpe macchiate, e un cellulare che potrebbe rivelarsi essere quello della Cecchettin. Del ritrovamento di quest’ultimo oggetto, qualche settimana fa ne era stato dato l'annuncio a Pomeriggio Cinque, con la giornalista Grazia Longo che ha assicurato: “È stato ritrovato, perché ho verificato prima di venire qua, ho fatto una telefonata e mi hanno detto che il telefonino di Giulia era nell'automobile e quindi rientrerà in Italia”. Anche se di questo non sono mai arrivati dei riscontri. Si tratta, dunque, di un momento fondamentale per l'inchiesta, in quanto i risultati di questi controlli potrebbero portare ad una vera svolta riguardo le dinamiche del femminicidio della ventiduenne di Vigonovo, oltre che peggiorare la situazione di Turetta.
Verrà eseguito il cosiddetto “bloodstain pattern analysis”, cioè la disposizione e la direzione del sangue nell’automobile. “La tecnica è la stessa che fu utilizzata nella villetta di Cogne per le indagini sull’omicidio del piccolo Samuele Lorenzi - ha detto Luciano Garofano, generale dei Carabinieri in congedo ed ex comandante dei Ris -. Dalle analisi della distribuzione del sangue all’interno dell’auto si potrà capire in che modo e dove la ragazza è stata colpita, si potrà capire qualcosa di più sulla dinamica dell’omicidio”. Per quanto riguarda invece la questione della premeditazione dell'omicidio, sarà difficile ottenere qualche sicurezza in più. “Queste analisi non potranno dirci nulla circa la premeditazione - ha sottolineato Garofano -. Su questo giocheranno un ruolo determinate gli accertamenti su eventuali altri oggetti trovati all’interno della macchina e sui sacchi neri trovati sopra il cadavere di Giulia”. Il riferimento è soprattutto al coltello e ai sacchi neri, gli stessi trovati vicino al luogo in cui è stato rinvenuto il corpo della ventiduenne. Le indagini svolte sull’auto di Turetta, inoltre, serviranno anche come controprova per le confessioni e le dichiarazioni rilasciate dal giovane, il quale ha ammesso la propria colpevolezza di fronte al gip Benedetta Vitolo e al pm Andrea Petroni, e verranno utilizzate anche per configurare l’aggravante della crudeltà. L'obiettivo è dunque capire se Giulia sia stata accoltellata nel parcheggio di Vigonovo (dove i due erano stati avvistati da un vicino di casa della Cecchettin) oppure nella zona industriale di Fossò, dove a riprendere le sagome dei ragazzi erano state le telecamere di sicurezza di uno stabilimento della zona. Per quanto riguarda invece la premeditazione, se accertata, porterà all'inevitabile condanna all'ergastolo per Turetta.