Don't feed the troll. Ovvero, non dare visibilità a quei buontemponi social che scrivono di proposito oscenità o sferzate di pessimo gusto sul fatto (di spettacolo, di politica, di cronaca nera) del giorno. Ebbene, oramai tale condivisibile regola non scritta di internet è stata superata dalla realtà. Per quanto anche solo scherzare sulla morte di Giulia Cecchettin, come di qualunque altra persona, sia esecrabile, X e TikTok negli ultimi giorni sono pieni zeppi di utenti, improvvisati Sherlock Holmes, che continuano a dare letture surreali del caso che ha sconvolto l'Italia intera. Lo fanno per i like, per racimolare follower, per avere attenzione. Gliene concediamo per un semplice motivo: speriamo che questi profili possano arrivare alle autorità competenti. Non è accettabile nemmeno l'idea, in una società civile, di aprire i social e scoprire l'esistenza dei negazionisti di Giulia Cecchettin, ovvero persone reali, che camminano in mezzo a noi, che credono che la ragazza "sia solo un'invenzione del PD" e "chissà cosa c'era nella bara ai funerali". Altri, invece, sostengono che Filippo Turetta, reo-confesso, sia innocente. E addossano le responsabilità della morte della giovane alla famiglia con video e foto-ricostruzioni posticce fatte passare come "prove". Un abisso davvero agghiacciante che non può passare impunito. O come fosse perfettamente normale.
Ci siamo già occupati dei deliri social che il clamore mediatico intorno al femmincidio di Giulia Cecchettin sta suscitando. Plotoni di persone giudicano e "recensiscono" il dolore di famigliari della vittima, come se questi stessero partecipando a un qualche talent show del lutto: "I genitori di Yara, tutta un'altra cosa", "Ma vi ricordate il padre di Erika? Lui sì che aveva un contegno, una dignità". La nemica pubblica numero uno, al momento, è la nonna della vittima, regina del biasimo social perché di recente ha presentato nel padovano il suo primo libro, scritto in pandemia. Centinaia e centinaia di persone, se non miglialia, hanno accusato l'anziana donna di voler lucrare sulla morte violenta della nipote per vendere più copie. Apriti cielo, poi, quando, visto che qualcuno le ha pur messo un microfono davanti alla faccia, ha risposto che sì, probabilmente ne scriverà un altro, dedicato alla sua Giulia.
Tutti con l'indice puntato anche contro il padre della ragazza, Gino Cecchettin. Sono virali quelli che sarebbero suoi commenti porcini scritti sui social negli anni sotto foto di donne avvenenti. Non si sa se siano reali o fake (in ogni caso, sarebbero ben fatti suoi), ma l'indignazione online monta al suo indirizzo, manco fosse un assassino. Questo mentre l'assassino di Giulia, il reo-confesso Filippo Turetta, è in carcere in attesa di processo. Secondo alcuni, però, sarebbe innocente. E qui arriviamo al complotto più surreale, assurdo, vomitevole. Punto primo: la sorella di Giulia, Elena, non esisterebbe davvero. Assimilata tale "verità", ecco arrivare la cloaca maxima: il fratello della vittima, Davide, 17 anni, viene descritto da questi novelli Sherlock Holmes com innamoratissimo di Turetta. Al punto da essersi travestito da donna, Elena appunto, e arrivare a uccidere Giulia per gelosia. Cosa? Questo:
Ciò si aggiunge a tutte le accuse di satanismo rivolte a Elena Cecchettin per via delle foto in stile dark che posta sui social o perfino dei suoi film preferiti, nel mirino in particolare la saga horror Scream. Non sappiamo se i creatori dei post originali siano seri, non possiamo averne certezza. Di sicuro, però, con questi tweet deliranti attirano sempre più utenti. Alcuni li mandano al diavolo. Altri, molti altri, si lasciano affascinare dalla teoria complottista esposta, dando il loro contribuito a rendere la già tragica morte di Giulia Cecchettin, una grottesca pantomima di sospetti e retroscena schifosi.
Sono solo "i matti del villaggio"? Possibile. Ma finché vivremo in una società che accetta questo tipo di "stramberie" morbose ed efferate senza fare un plissé, non potremo mai stupirci dei fatti di sangue di cui quotidinamente i tg ci danno notizia. Per molti, la matrice della violenza è il patriarcato. Ammesso o meno che questo possa influire, liberi di pensarla come meglio credete, di sicuro l'imbecillità della gente, dell'italiano medio, non ha sesso né gender. E crea mostri capaci di pensare, dire e postare video e testi di una ferocia senza pari, del tutto privi del minimo rispetto per una famiglia che è stata colpita dalla più indicibile delle tragedie. E che ora si deve anche vedere accusata, vituperata, mortificata da qualunque soggetto con cinque minuti di tempo liberi. Finché tutto questo verrà considerato accettabile, per alcuni magari perfino appassionante, la nostra società non potrà dirsi civile.