quelle tracce. E se il killer non si fosse davvero lavato? Un dettaglio rimasto in ombra potrebbe rimettere in discussione una delle prove usate per condannare Stasi…
Quattro capelli lunghi e neri, senza bulbo. Quattro fili sottili e apparentemente inutili, abbandonati nel lavandino della villetta di via Pascoli a Garlasco. È lì che Chiara Poggi, 26 anni, è stata uccisa il 13 agosto del 2007. Ed è da lì che oggi, 17 anni e una condanna definitiva dopo, si riapre un varco nel processo più controverso della cronaca nera italiana. Perché quei capelli potrebbero ribaltare, di nuovo, tutto. Nel 2015 Alberto Stasi, fidanzato di Chiara, è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. Per la Cassazione, il ragazzo si era lavato nel bagno dopo il massacro. La prova? Un’impronta insanguinata di una scarpa sul tappetino del bagno, le sue impronte digitali sul dispenser del sapone e una ricostruzione dei movimenti dell’assassino. Ma adesso, quei quattro capelli rispuntano tra gli atti della Procura di Pavia. E i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano avanzano un dubbio che potrebbe minare un’intera sentenza: se il lavandino fosse stato usato per lavarsi il sangue di dosso, i capelli sarebbero stati portati via dall’acqua. Ma non è accaduto . Sono rimasti lì, fotografati nel file “DSC03064”. Intatti.


Una teoria già comparsa in passato, e poi archiviata come "priva di fondamento" anche durante la breve indagine parallela su Andrea Sempio, amico di Marco, il fratello di Chiara. Eppure, oggi gli inquirenti tornano su quell’immagine e su un interrogativo: se nessuno ha sciacquato via quei capelli, forse nessuno si è davvero lavato nel lavandino. E se così fosse, anche la ricostruzione dei passi del killer, le mani insanguinate, le impronte sul dispenser, potrebbero perdere forza. Nel processo d’appello bis, i giudici avevano concluso che Alberto si fosse lavato dopo l’omicidio, rafforzando così la tesi accusatoria. Ora però la Procura torna su un dettaglio mai valorizzato abbastanza. E come sempre accade nei cold case italiani, una nuova lettura del vecchio materiale apre scenari scomodi. La verità è che, a Garlasco, nessuno ha mai smesso davvero di cercare un movente, un colpevole, o almeno una certezza. E se bastassero quattro capelli, troppo leggeri per essere sentiti, troppo ostinati per sparire, per rimettere tutto in discussione?

