Cosa è stato ignorato nella casa di Garlasco? E se il movente non fosse mai stato quello giusto?
Un documento inedito, pubblicato in esclusiva sul settimanale Giallo diretto da Albina Perri, riapre un interrogativo scomodo nel caso del delitto di Garlasco. Parla Marco Poggi, fratello di Chiara, e racconta ai carabinieri, il 18 ottobre 2007: “Durante una trasmissione del telegiornale delle 12.30, la giornalista riferiva dell’esistenza di un video tra Alberto e Chiara. Mio padre diceva che era una bugia. Ma io sapevo che non lo era del tutto". Parole che oggi, a distanza di 18 anni, tornano come un colpo secco sulla porta mai chiusa dell’omicidio di Chiara Poggi. Sì, il video esisteva. Sì, era hot. E no, Chiara non ne era vittima, ma protagonista consapevole. La coppia era serena e aperta anche nella propria intimità, tanto da registrare un file insieme. E Marco sapeva. Lo ha scoperto un anno prima dell’omicidio, entrando nella stanza della sorella per usare il computer. “Chiara aveva lasciato il pc acceso, era collegato a MSN con Alberto. Ho letto i messaggi e capii che il file che stava scaricando conteneva immagini intime. Ho ridotto l’icona e mi sono messo a giocare per circa un’ora". Quel computer non era blindato. Era usato da Marco, da Chiara, e da molti amici di Marco che frequentavano la casa durante la primavera e l’estate 2007. Sì, quel computer poteva contenere il video, in una cartella visibile a chiunque. E qui il dubbio si fa urlo: chi altri ha visto quel file? E con quali conseguenze?


“Presso la mia casa sono venuti i miei amici Andrea Sempio e Alessandro Biasibetti. Rimanevamo o nella saletta della tv o nella camera di Chiara per usare il computer". Tutti hanno detto di aver toccato la tastiera. Nessuno ha detto di aver visto nulla. Ma il sospetto resta. Dopo il funerale, Marco chiede ad Alberto una copia del video. E Alberto ammette di averlo: “Non ne ho parlato con nessuno, ci sono scene intime.” Perché Marco lo vuole, se sa che Chiara l’aveva già scaricato? Come fa a sapere che esiste una sottocartella? Dettagli apparentemente marginali, ma che oggi potrebbero ribaltare vecchi scenari. Nel frattempo, sul luogo del delitto, emergono elementi mai chiariti né approfonditi: quattro paia di mutandine sporche piegate in una busta, altre sul tavolo, un indumento rosso e due strisce di stoffa. Mai analizzati. Mai spiegati. Qualcuno ha messo le mani nella vita privata di Chiara? Per voyeurismo, per gelosia, per vendetta? Poi c’è l’impronta 33, trovata sul muro delle scale che portano alla cantina, dove è stato ritrovato il corpo. Secondo la Procura di Milano è un’indizio chiave, compatibile con una frequentazione silenziosa da parte di Andrea Sempio. Né lui né Marco, però, hanno mai dichiarato di essere scesi insieme in quella cantina. Il genetista Pasquale Linarello spiega: "Fu esaltata con la Ninidrina, sostanza che reagisce all’essudato e ad altre tracce biologiche. Non possiamo dire se contenesse sangue, ma ci sono zone più scure che, se analizzate, potrebbero dare positività". A riaccendere i riflettori è anche l’avvocato di Stasi, Antonio De Rensis, che parla di un’impronta femminile 36/37 sulla scena del crimine. “Vogliamo una revisione scientifica completa. Pensiamo che con le nuove tecniche si possa arrivare a un esito". Domande scomode, risposte mai cercate. Ma oggi, con nuovi strumenti e un vecchio video, forse vale la pena tornare a chiedere.

