Cosa può dire il linguaggio del corpo? È la domanda che si è posto Gianluca Spina, esperto di comunicazione non verbale, analizzando l’intervista rilasciata da Andrea Sempio a Zona Bianca, il programma condotto da Giuseppe Brindisi su Rete 4. L’analisi è stata pubblicata sull’ultimo numero del settimanale Giallo, dove Spina ha messo in fila incongruenze, e gesti del volto e del corpo che, secondo lui, meritano di essere osservati, anche alla luce delle nuove indagini sull’omicidio di Chiara Poggi. Quando Sempio afferma “valutino bene tutte le piste alternative, non credo ci sia nessun collegamento”, il suo corpo si ritrae, si chiude. Secondo Spina, questo movimento, una leggera alzata di spalle, può indicare un disagio nel momento in cui si parla di verità. E non è solo una questione di postura: anche il contenuto verbale lascia perplessi. “L’esistenza di un collegamento non dovrebbe essere oggetto di credenze: o c’è o non c’è. Dire che non si crede che ci sia equivale ad ammettere implicitamente che possa esistere, ma che sia difficile da trovare. E se è difficile da trovare, vuol dire che potrebbe essere stato nascosto”. Altro passaggio critico è quello in cui Sempio, riferendosi a Giovanni Ferri, trovato morto nel 2004 in circostanze mai chiarite, dice: “Non ho nemmeno idea di chi fosse questa persona”. Ma mentre lo afferma, il suo corpo invia un altro segnale: la spalla sinistra si solleva, gesto che, secondo l’analisi non verbale, spesso si manifesta in situazioni in cui si mente o si minimizza.

Lo stesso accade quando risponde alla domanda sul Santuario della Madonna della Bozzola, frequentato da Chiara: “No, io non ho mai fatto parte di giri”. Di nuovo, il gesto della spalla si ripete, mentre la frase viene accompagnata da un’esitazione e una negazione poco convinta. Spina si sofferma anche su un’altra risposta: “Ma io con lei non avevo… in realtà non avevo nessun tipo di rapporto”. L’aggiunta dell’espressione “in realtà” per correggere la frase in corsa, secondo l’esperto, suona come una costruzione: “La verità non ha bisogno di essere ancorata alla realtà, dovrebbe esserlo per definizione. Una correzione anticipata da ‘in realtà’ è spesso un indizio di ricostruzione ragionata e non spontanea”. Ancora più evidente è la reazione di Sempio quando parla del dettaglio del pigiama con cui Chiara avrebbe aperto la porta al suo assassino. Dice: “Se davvero ha aperto con un pigiama intimo estivo, quello che è, a me?”, ma mentre lo dice alza le sopracciglia. Per Spina, questo gesto è spesso associato alla piena consapevolezza della risposta. “Cioè, realmente, io non so neanche se lei… sapesse davvero il mio nome”, aggiunge Sempio in un altro momento. E anche qui, il linguaggio del corpo lo smentisce: la spalla sinistra si alza di nuovo. Una ripetizione sistematica di un gesto che, secondo Spina, può indicare disagio.

Ma il passaggio forse più delicato è quello relativo alla telefonata ricevuta da Marco Poggi, fratello della vittima, dopo la riapertura del caso: “Era molto molto giù per questa cosa”, dice Sempio scuotendo la testa come a negare ciò che sta affermando. Poi riferisce le parole dell’amico: “Mi dispiace, vedrai che anche stavolta ne usciamo”. Accortosi dell’ambiguità, Sempio si corregge subito: “Gli ho detto vedrai che anche stavolta… nel senso… secondo me lui sente il peso come a dire, cavolo c’è il mio amico che è ancora co… coinvolto in questa cosa”. Quel “ne usciamo”, usato inizialmente al plurale, è un punto chiave. Per Spina è un indizio. “Perché dire ‘ne usciamo’? Cosa lega i due amici rispetto all’omicidio di Chiara Poggi? Perché Marco sarebbe preoccupato per lui, più che per il fatto che esistano ancora tanti dubbi sulla verità giudiziaria?”, si chiede l’esperto.