ispezionata prima. Riappare Marco Muschitta, testimone che in passato ritrattò sotto presunta pressione. Sequestrati i dispositivi di Andrea Sempio e indagati i suoi amici Freddy e Capra. I loro spostamenti non coincidono con le versioni date. Due piste parallele, le gemelle Cappa e Sempio, mentre Alberto Stasi resta in carcere. Il 16 maggio inizierà l’incidente probatorio. Albina Perri, direttrice di Giallo, ci racconta le nuove ombre e i vecchi errori che potrebbero riscrivere il caso…
Quasi diciotto anni dopo il delitto di Chiara Poggi, Garlasco è di nuovo nel caos. E stavolta, il rumore che fa tremare le fondamenta del caso non è una nuova sentenza, ma quello dell’acqua che scorre in un canale. Un corso d’acqua anonimo, in via Fante d’Italia a Tromello, che forse anonimo non è mai stato. A rimettere tutto in moto una testimonianza rilanciata da Le Iene. Un uomo dice di aver visto una donna, presumibilmente Stefania Cappa, cugina della vittima, gettare un oggetto metallico pesante proprio lì, nel canale. Forse un attizzatoio. Forse l’arma del delitto. La procura di Pavia ha ordinato ai vigili del fuoco di dragare il punto esatto indicato. Un’operazione che, incredibilmente, non era mai stata fatta. Neanche all’inizio, quando ogni dettaglio poteva essere decisivo. “A Tromello non stanno scavando a caso”, ci spiega Albina Perri, direttrice del settimanale Giallo, che sta seguendo da vicino il caso. “Ci sono vigili del fuoco, carabinieri, polizia e la protezione civile. E stanno cercando qualcosa, qualcosa di preciso. C’è chi parla di un’arma del delitto, altri di un borsone pieno di oggetti tra cui forse anche l’arma”. La fonte di questa nuova svolta sarebbe un “super testimone”, che sostiene di aver assistito al gesto. Non un’indicazione vaga, ma un’indicazione mirata: quel canale, dietro casa della nonna delle gemelle Cappa. Quelle stesse gemelle, Stefania e Paola, mai formalmente indagate, ma al centro di molte chiacchiere, soprattutto nei primi giorni. “Non erano in confidenza con Chiara, eppure mostrarono un fotomontaggio come se fossero state amiche strette”, racconta Perri. “Quella foto aveva già fatto alzare più di un sopracciglio”. A riemergere è anche un nome dimenticato troppo in fretta: Marco Muschitta, l’operaio che disse di aver visto Stefania Cappa in bici con in mano qualcosa che sembrava un attizzatoio da camino. Poi ritrattò, ma in un’intercettazione telefonica con il padre ammise: aveva detto la verità. E ritrattò, secondo lui, su suggerimento dei carabinieri. Quegli stessi carabinieri che oggi non ci sono più. E oggi Muschitta è stato ascoltato di nuovo. Questa volta, davvero.


Nel frattempo, la procura ha sequestrato i dispositivi di Andrea Sempio, nome già emerso più volte nelle indagini. Ma non si sono fermati lì. I carabinieri sono andati anche a casa dei suoi amici, due ragazzi di nome Freddy e Capra. “Ai tempi frequentavano casa Poggi, perché amici del fratello di Chiara”, spiega ancora la Perri. “E soprattutto, non hanno detto la verità su dove fossero quella mattina. Dicono di essere stati a casa con i genitori, che hanno confermato l’alibi. Ma dalle celle telefoniche risulta che non fossero a Garlasco. L’opposto di Sempio, che dice di essere stato a Vigevano ma in realtà aggancia la cella di Garlasco”. Una confusione che si fa inchiesta. Un rebus in cui ogni tessera sembra essere fuori posto. Il 16 maggio si aprirà un incidente probatorio, per cercare altre tracce, altri dati scientifici. “Questa è la parte più tradizionale delle indagini, ma sta portando a dei risultati”, osserva la direttrice di Giallo. E aggiunge: “È come se stessero seguendo due binari: da un lato le gemelle Cappa, dall’altro Andrea Sempio. Ancora non capiamo se e come questi due filoni si incontreranno e se sono collegati. Ma li stanno seguendo entrambi”. E nel frattempo Alberto Stasi resta sullo sfondo, condannato in via definitiva dalla Cassazione e in carcere da ben nove anni. “Se non c’entra con l’omicidio di Chiara Poggi, sarebbe uno scandalo di proporzioni mondiali”, conclude Albina Perri. “Non è chiaro se tutto questo sia frutto di superficialità, o se ci sia stata una volontà precisa di guidare le indagini in una certa direzione. Speriamo che si tratti solo di errori. Perché se qualcuno ha incastrato Stasi, sarebbe gravissimo”. La verità, in questa storia, sembra sempre a un passo. Ma ogni volta che ci si avvicina, qualcuno cambia direzione. La speranza è che non accada di nuovo.

