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Omicidio di Alika, Barbara Alberti:
“Chi non è intervenuto è complice
dell'assassino. Tragedia che cancella
la retorica della società civile”

  • di Sara Marino Sara Marino

31 luglio 2022

Omicidio di Alika, Barbara Alberti: “Chi non è intervenuto è complice dell'assassino. Tragedia che cancella la retorica della società civile”
Ucciso a mani nude in pieno centro a Civitanova Marche (Macerata). La morte del nigeriano disabile Alika Ogorchukwu, aggredito da Filippo Ferlazzo, un operaio italiano di 32 anni, è diventato un caso politico e sociale. Tra chi punta il dito verso chi ha soffiato sul fuoco dell’intolleranza e chi si indigna per l’indifferenza dei passanti che, invece di intervenire, hanno girato dei video strazianti. Per uscire dai battibecchi social e cercare di dare un respiro più ampio alla questione, abbiamo chiesto un parere alla scrittrice Barbara Alberti, una delle menti più lucide di questo Paese. Anche in momenti così bui: “Siamo diventati guardoni impotenti. Le persone che non l’hanno soccorso sono complici di questo assassinio”

di Sara Marino Sara Marino

Dopo l’omicidio di Alika Ogorchukwu, 39 anni, ammazzato a mani nude in pieno centro a Civitanova Marche fra la totale indifferenza dei passanti, ci si interroga su come sia possibile che un episodio così violento sia potuto accadere senza che nessuno intervenisse. Anche perché i video della sua straziante agonia sono diversi e testimoniano come l’ambulante, da qualche tempo anche disabile a causa di un incidente, sia stato finito da Filippo Ferlazzo, 32 anni, dopo una colluttazione e una agonia di almeno 4 minuti. E mentre viene smentito il movente dell’operaio ora in carcere, e cioè che Alika abbia fatto degli apprezzamenti poco graditi verso la sua compagna, la comunità di Civitanova si mobilita almeno per dare sostegno alla famiglia del nigeriano. Alla moglie Charity Oriachi, distrutta dal dolore, e al figlio della coppia di soli 8 anni che, come vi abbiamo raccontato, è in stato di choc. Così, per uscire dal dibattito social e dalle contrapposizioni politiche, abbiamo chiesto il parere della scrittrice Barbara Alberti, una delle menti più luci del nostro Paese, anche in momenti così bui. Allargando il discorso alla nostra società “di razzisti e consumisti fottuti” - ha tuonato – si è scagliata contro l’indifferenza di chi non ha fatto nulla per evitare la tragedia.

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Il luogo in cui è avvenuto l'omicidio

Barbara Alberti come è possibile che si sia consumato un omicidio così feroce nell’indifferenza di chi si è limitato a riprendere la scena col cellulare senza intervenire?

È l’atroce simbolo di quello che siamo diventati, dei guardoni impotenti e assassini, perché chiunque assiste a questo e non aiuta si unisce all’assassino. Tutte le persone che non l’hanno soccorso sono complici di questo assassinio, questo non è l’assassinio di uno solo è un linciaggio, è come se gli altri avessero preso parte all’omicidio perché è proprio questo che hanno fatto. Tutti coloro che non sono intervenuti sono complici e sono sotto uomini. Ormai l’omicidio è diventato spettacolo, noi non siamo persone, siamo non persone.

In un’intervista in proposito, Don Vinicio Albanesi, fondatore della Comunità di Capodarco nelle Marche, da sempre impegnata nella tutela dei più deboli, riportava le confessioni di una ristoratrice che parlava di come spesso le persone di colore non potessero essere impiegate come camerieri perché sgradite ai clienti.

Perché siamo razzisti. Discriminare chi non è come te è una forma di paura, di diffidenza.

Eppure spesso si dice che la società civile è più avanti della politica ….

Siamo noi che ci chiamiamo civili, ci chiamiamo società civile, ma perché? Perché abbiamo dei diritti? Questo episodio cancella completamente la retorica della società civile, questa è la scena di un linciaggio a cui hanno partecipato con il cinismo addirittura del godere dello spettacolo.

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La disperazione della moglie di Alika Ogorchukwu

Lei pensa che questa intolleranza montante nei confronti delle persone di colore derivi da un senso di impoverimento che pervade la società?

Cosa si odia? Si odia il povero. Si sono sempre odiati i poveri se poi hanno un colore della pelle diverso è una scusa maggiore. Noi terra di migranti non vogliamo i migranti evidentemente anche perché la cosa è organizzata malissimo dallo Stato. Basti prendere come esempio la continua criminalizzazione del presidio umanitario Baobab Experience che opera a Roma, associazione di santi laici, che fanno ciò che lo Stato dovrebbe fare. Ma d'altronde frustrati come siamo, noi che non siamo più uomini siamo consumisti. Abbagliati da un mondo che non possiamo avere ci scanniamo fra di noi, siamo diventati dei materialisti fottuti.

Siamo in piena campagna elettorale. E mentre la destra è sotto attacco di chi la accusa di aver soffiato sul fuoco dell’intolleranza, la sinistra arranca sui temi che dovrebbero esserle propri. Come vede il prossimo futuro?

La sinistra non c’è, la sinistra ha tradito, è diventata un’altra cosa. Magari ci fosse una sinistra ispirata, vera, magari ci fosse un partito radicale, un Marco Pannella! Non ci sono persone ispirate, non ci sono persone invasate, è venuta a mancare questa logica che il bene dell’altro è anche il proprio bene, è una logica della sopravvivenza, non è una massima cristiana, noi siamo dei suicidi.

E a destra cosa vede?

In assenza della sinistra la destra cresce, se non sai esprimere un ideale, un progetto, un programma… La destra che parla di sostituzione razziale e di irricevibilità di una legge sullo Ius soli è una destra che mi spaventa, è una destra aggressiva, che sta dalla parte del più forte e con gli ideali di sempre. D’altronde è tutto un grande omicidio.

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La scrittrice Barbara Alberti

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