Al 25 ottobre erano arrivate a 100 le donne che nel 2023 sono state uccise dagli uomini, nella stragrande maggioranza dei casi da parenti, mariti, compagni, ex. Ed ora in questo bel weekend di sole e shopping natalizi ci arriva la notizia che è stato trovato il corpo di Giulia, il sabato, in un canalone in Friuli, e la domenica è stato arrestato Filippo Turetta, in fuga in Germania. Ma ora la domanda è: quando finirà? La constatazione è che la galera non basta, le leggi ci sono, le pene anche, ma a questi maschi non frega niente. Lo Stato non è sufficiente a gestire, a prevenire, a impedire. È impotente: più di cento donne uccise da noi uomini dall’inizio dell’anno. Il conto esatto pare sia 102. E qui l’unico vero deterrente è la necessità di una responsabilità sociale che deve intervenire: se hai un vicino di casa che infierisce contro la sua donna, affrontalo, con tutto il vicinato. Se hai un figlio che si è fissato contro la sua ex non girarti dall’altra parte dicendo «Gli passerà, ora è sotto un treno, ma gli passerà», come nel caso di Filippo, che aveva smesso di mangiare, perennemente triste, svogliato. Le amiche, gli amici devono parlare, correre da famiglie, di lui, di lei, andare nelle caserme. Giulia aveva detto di aver paura di Filippo, che cosa le avranno risposto: «Ma figurati, sta tranquilla, non farebbe male a una mosca»? Ci deve essere una coesione sociale che interviene prima dei Carabinieri, della Polizia, della Magistratura. Per strada ho visto un tizio che tirava un calcio a una donna, ci siamo fiondati giù dalla macchina io e mia moglie Betta, è scappato, grazie a una mia amica presente che ha chiamato il 112, è stato arrestato.
Il mio collega (un armadio d’uomo) ha sentito la sua vicina che veniva picchiata dal marito. È sceso, ha parlato con lei: “Ma mi vuole bene”, gli ha detto. Ha chiamato lui e gli ha tirato un cartone che l’ha fatto volare nel corridoio, pare che ora nel condominio ci pensi prima di fare il maschio alfa dominante (sì, ma su una donna di 50 chili e con un bambino in casa). Non si fa, ci dicono gli esperti in tv, il cittadino deve chiamare le forze dell’ordine, intanto siamo a questo più di 100. E intanto Giulia non c’è, la sua famiglia è distrutta come è distrutta quella di lui, quella di Filippo. Ora qualcuno dirà che la galera non basta (io per primo), dicono già che noi uomini dobbiamo fare un cambiamento culturale, che non possiamo considerare la donna un nostro oggetto. Ma ci sono ancora uomini che considerano la donna un oggetto di proprietà? E la vecchia cultura ci faceva pensare che potevano picchiare, se non peggio, la nostra compagna? La constatazione è questa: la cattiveria, perché di cattiveria si tratta, è più forte di qualsiasi ragionamento, di qualsiasi etica, di qualsiasi educazione culturale. Il piacere di fare del male è più forte della consapevolezza di rovinarsi la vita e Filippo sapeva di rovinarsi la vita, sapeva della pena, ma non ha voluto fermarsi. Pare sia proprio così: quegli uomini (maschi più che uomini) sanno di finire male, ma vanno vanti fino alla morte. Il male vince persino sull’egoismo, sulla consapevolezza che nei casi migliori si faranno dieci anni di galera. «Eppure erano tutti così buoni», raccontano sempre dopo. Mister Hyde del dottor Jekyll se ne fotte, e uccide, soprattutto se dall’altra parte c’è chi è più debole, perché la cattiveria è anche vigliacca, non vanno ad affrontare gli atleti che escono da una palestra di pugilato, preferiscono vittime fisicamente più deboli, sole, magari con il pretesto di un ultimo incontro.