Chi lo avrebbe mai detto che l’assassino di Pierina Paganelli avrebbe mangiato la colomba fuori dal carcere? Nessuno. Eppure è successo. Per quale motivo? Sicuramente non perché nell’occhio del ciclone non siano finiti soggetti che, a vario titolo, potevano avere un qualche coinvolgimento nell’atroce delitto. Ma, piuttosto, per la verosimile alterazione della scena del crimine. Anche in questo caso è stato messo a punto il solito sopralluogo a puntate. Un modus operandi completamente sbagliato che porta sempre il conto. Un conto salato, in termini di scoperta della verità o comunque nel ritardo di addivenire alla stessa. In questo caso, lo spazio tra le due porte tagliafuoco dove è stato rinvenuto il corpo della povera Pierina Paganelli è stato sequestrato solamente ventiquattro ore dopo. Con l’inevitabile perdita di tracce dirimenti e decisive per la chiusura del caso. In questo senso, razionalmente, non è infatti ipotizzabile che chi ha ucciso l’ex infermiera sia un diretto discendente di Hannibal Lecter quanto a furbizia e infallibilità criminale. Del resto, l’omicidio perfetto non esiste. Ma può rimanere impunito se subentrano tutta una serie di fattori concomitanti, come la mancata cristallizzazione della scena del crimine e la corretta repertazione delle tracce. Persino, infatti, il Dna dell’assassino sul cadavere di Pierina potrebbe essere parziale, e dunque non attribuibile ad un soggetto proprio per le modalità con le quali sono stati svolti i sopralluoghi e le relative analisi scientifiche. Dicevamo. Passano le settimane ed i mesi, ma del killer nessuna traccia. In tutti i sensi, purtroppo. Non mancano, invece, i primi botta e risposta a distanza tra Manuela Bianchi, nuora di Pierina, e Louis Dassilva, ex amante della prima e marito di Valeria Bartolucci.
In questa direzione, a favore di telecamera, la scorsa settimana Louis avrebbe dichiarato: “Non ho ucciso Pierina Paganelli. Qualcuno ha cercato di mettermi in mezzo”. E ancora. “Ho delle idee precise su chi possa aver ucciso Pierina, ma non mi esprimo. Adesso voglio stare solo con mia moglie Valeria che è l’amore della mia vita”. Che idea si è fatto Louis e perché avrebbe parlato di qualcuno che avrebbe cercato di metterlo in mezzo? Si riferisce forse proprio a Manuela Bianchi? Non lo sappiamo. Certo è che la replica di quest’ultima non è tardata ad arrivare. “Sono certa che lui sappia esattamente che io non c'entro niente con l'omicidio di mia suocera e che, tanto meno, non ho mai avuto intenzione di mettere in mezzo lui in qualche maniera”. Si è sentita chiamata in causa dall’ex amico? Scusa non richiesta, accusa manifesta? Chi può dirlo. Per garantismo e fase procedimentale non possiamo sottacere come manchino gli indagati. Quel che è certo è che non solo volano stracci. Ma anche che l’idillio si è disintegrato. Non è più tutti per uno, uno per tutti. Al contrario, siamo passati a supposizioni non troppo velate. La risposta, almeno investigativa, sta proprio lì. Anche se il cerchio difficilmente riesce a stringersi proprio per ragioni legate all’attività scientifica, più passa il tempo e più resta evidente che l’assassino di Pierina sia da ricercarsi tra le persone a lei vicine. O a qualcuno incaricato dalle stesse. Il perché ce lo dice lo storico biografico della stessa Pierina. In questo contesto, è fondamentale ripartire da zero. Ma sopratutto da una domanda dirimente. Chi poteva voler uccidere una donna di 78 anni, con una vita specchiata e senza nemici? Dal punto di vista vittimologico, l’ex infermiera è quella che si chiama vittima a basso rischio. Aveva sempre condotto una vita senza nemici, ma divisa tra due famiglie: quella di sangue e quella di culto. Bisogna ripartire da questi dati e sperare che a livello scientifico niente sia compromesso. Non dimenticando mai, ribadisco, quanto sia importante l’investigazione tradizionale. Oltre a quella scientifica.