Sono passati quasi quattro mesi dal terribile omicidio di Pierina Paganelli, ex infermiera in pensione. Eppure, le indagini sembrano essere in fase di stallo. Sembrano, tuttavia, è il verbo corretto. La Procura di Rimini fin dal primo momento ha tenuto il massimo riserbo sulle attività investigative, ma senza mai nascondere l’attenzione per gli abitanti del terzo piano di via del ciclamino. E non solamente perché è lì che è stato trovato il cadavere della settantottenne. Un cadavere peraltro martoriato da ben ventinove coltellate, delle quali però, lo abbiamo detto diverse volte, solamente quattro si sono rivelate mortali. E neppure per il triangolo amoroso strettamente inteso. Ieri sera, in diretta a Quarto Grado, si è concessa in una lunga intervista la nuora della vittima: Manuela Bianchi. La donna, dopo aver dichiarato una settimana fa di essersene andata di casa insieme alla figlia, ma non con il marito Giuliano, è tornata a parlare della sera in cui si è consumato l’omicidio. E lo ha fatto con una dichiarazione forte: “Non posso mettere la mano sul fuoco per Louis perché non ero con lui quella sera, ma su mio fratello sì. Il mio è un dolore sul dolore: ho perso mia suocera, l’ho trovata morta e sono anche dalla parte dei sospettati”. Affermazioni ad elevato impatto emozionale.
L’unione iniziale, il fronte comune fatto dai quattro sospettati, si sta disgregando? Non sarebbe certo una novità in dinamiche come questa. Vero che nessuno tra Manuela e Loris Bianchi, Louis Dassilva e Valeria Bartolucci risulta indagato. Ma è altrettanto vero che in ogni sodalizio criminale che si rispetti c’è sempre un anello debole. Qualcuno che magari ha agito, o è semplicemente a conoscenza dei fatti, e che ad un certo punto crolla. E lo fa perché nella maggior parte dei casi fin da subito non è stato del tutto convinto a muoversi in una determinata direzione. Il tempo è tiranno così come le indagini. La sera in cui Pierina veniva brutalmente assassinata a colpi di coltello Manuela si trovava in casa con la figlia e il fratello Loris. In quei concitati momenti, poi, Manuela inviava una serie di messaggi a Louis nei quali esternava tutta la sua preoccupazione per la sua posizione all’interno della congregazione dei Testimoni di Geova. Gli anziani erano venuti a conoscenza della relazione extraconiugale con il vicino di casa. Messaggi ai quali, però, Louis non avrebbe mai risposto. Riavvolgiamo il nastro. Dietro il delitto di Pierina Paganelli c’è l’ombra di un sicario? Perché dopo quattro mesi gli inquirenti non hanno iscritto ancora nessuno nel registro degli indagati? Le analisi che in laboratorio sul campione genetico repertato sul cadavere di Pierina potranno portare, o lo hanno già fatto, ad uno dei seguenti risultati. Il primo. Il test di laboratorio potrebbe essere inconclusivo. Una simile ipotesi implicherebbe l’impossibilità di compiere un’attività di comparazione tra il contributore noto, uno dei sospettati, quindi Louis, Manuela, Loris e Valeria, ed il contributore ignoto, soggetto sconosciuto a cui appartiene il Dna isolato. Questo perché il Dna presente sul cadavere potrebbe essere parziale, quindi mancante di qualche allele, oppure potrebbe essere degradato. Si tratterebbe in questo caso di un codice genetico non attribuibile. La seconda ipotesi prospettabile potrebbe essere quella della non coincidenza del Dna isolato sul cadavere con quello dei sospettati e, quindi, si dice in gergo tecnico, li escluderebbe. In tale evenienza si renderebbe pertanto necessaria la ricerca di altri soggetti estranei al nucleo familiare. Il terzo. Il Dna isolato potrebbe combaciare con quello di uno dei sospettati. In questo caso, si avrebbe il c.d. “Dna match”, vale a dire la sovrapposizione tra uno dei profili genetici noti, quello di uno dei quattro attenzionati, e quello rinvenuto sul corpo senza vita dell’ex infermiera. E questo porterebbe a fugare ogni dubbio sul colpevole. Se, invece, il profilo genetico risultasse estraneo al nucleo familiare potrebbe prospettarsi l’ipotesi di un esecutore materiale che ha agito su commissione. Un sicario, appunto. Stando però così le indagini reputo verosimile, purtroppo, l’ipotesi che sul corpo di Pierina sia stato isolato un Dna parziale, quindi non attribuibile. Ciò perché è anzitutto verosimile che chi ha agito lo ha fatto indossando dei dispositivi di protezione. Questo perché l’analisi della scena del crimine si fonda su di un principio dell’interscambio: ogni criminale lascia sulla scena del crimine tracce di sé e di ogni scena rimane traccia sul criminale che all’interno di essa ha operato. In soldoni, ogni contatto lascia una traccia. Quindi come è possibile che si navighi a vista in tema di tracce? Senza dubbio, purtroppo, materiale rilevante in termini genetici potrebbe essere andato perduto. Questo perché l’area tra le due porte tagliafuoco dove è stato trovato il cadavere di Pierina è stata sequestrata solamente ventiquattrore dopo il rinvenimento.
Con conseguente perdita di tracce fondamentali e presumibilmente dirimenti per la risoluzione del caso. Risoluzione che richiede prima di tutto una cristallizzazione della scena del crimine per conservare quante più possibili informazioni. Addirittura, sempre quella stessa area è stata dissequestrata dopo quarantotto ore. Sul punto il criminalista Davide Barzan che assiste Manuela e Loris Bianchi ha sempre mantenuto una posizione granitica. “Ricordo che i quattro indiziati su richiesta del pubblico ministero hanno autorizzato per il tramite del loro consenso volontario il prelievo del Dna, quindi, visto che si procede ancora contro ignoti, il pm procedente effettivamente a norma di legge avrebbe potuto disporre gli accertamenti di tipo comparativo tra il Dna verosimilmente esiguo ritrovato sul corpo di Pierina con appunto il Dna dei miei assistiti. Evidentemente ove siano stati effettuati gli accertamenti di tipo comparativi nulla è emerso nei riguardi dei miei assistiti”. Arriverà mai la svolta? Di certo, lo ribadisco, non è un mistero che l’attenzione di chi indaga si sia concentrata da subito, e continui a concentrarsi, sul terzo piano del palazzo in via del Ciclamino. E non perché ci interessi la vita sentimentale e fedifraga delle persone coinvolte. Ma perché Pierina Paganelli è stata giustiziata con ventinove coltellate e il suo assassino si sta ancora prendendo gioco degli inquirenti?