In ogni sodalizio criminale, o presunto tale, c’è sempre o un anello debole o un punto di rottura. Probabilmente, in attesa degli accertamenti tecnici irripetibili, l’obiettivo degli inquirenti è provocare proprio quest’ultimo. Più che punto, una rottura. Non mi sembra per niente figlia del caso la scelta della scorsa settimana di lasciar trapelare l’indiscrezione per la quale Manuela Bianchi, la nuora di Pierina Paganelli, e Louis Dassilva, al momento l’unico indagato per la morte dell’ex infermiera 78enne, avrebbero continuato a vedersi. Nonostante le dichiarazioni d’amore e di fedeltà più o meno pubbliche tra l’indagato e la moglie Valeria Bartolucci. Che, poi, è l’unica persona in grado di confermare l’alibi del marito. Una partita che si sta giocando su piani pericolosi ed equilibri altrettanto insidiosi. Che succederebbe se l’ipotesi della Procura circa la responsabilità di Louis fosse fondata? Non è escluso, da questo punto di vista, che le cose possano cambiare anche prima delle analisi scientifiche. Dunque, se Louis fosse colpevole, rischierebbe tantissimo nel rivedere Manuela. Ma, anche su questo punto, il condizionale è d’obbligo perché non sappiamo se questo corrisponda o meno al vero. Seppur gli inquirenti sembrano confermare questa narrazione sostenendo che la liason sarebbe proseguita per mesi dopo il delitto. A testimonianza di questo convincimento, peraltro, avrebbero anche sentito il cugino della stessa Bianchi.
Non ci sono dubbi, invece, oltre sull’abbraccio scambiatosi tra Louis e Valeria in ascensore a favore di telecamera, che tra la seconda e la Bianchi sono volati stracci negli ultimi mesi. Del resto, Valeria ha scoperto che suo marito la tradiva con la dirimpettaia. E lo ha scoperto perché in quel condominio di via del Ciclamino a Rimini si è consumato un omicidio. Se non fosse per quest’ultimo punto, che richiede massimo rispetto per chi ha perso la vita, sarebbe da paragonare la vicenda ad una nota soap che va in onda dal lontano 1988. Non è certo il caso di fare dell’humor. Anche se black. Torniamo dunque alle indagini. Nelle ultime ore è stata sentita anche la figlia di Manuela e Giuliano Saponi, nonché nipote della Paganelli. La sera del 3 ottobre, in maniera del tutto inusuale, la 17enne aveva deciso di non accompagnare la nonna all’adunanza dei Testimoni di Geova, ma di seguirla in streaming.
Il diavolo sta nei dettagli. Se non fosse che, ad onor del vero, la ragazza sarebbe stata in compagnia della madre Manuela e dello zio Loris Bianchi. Con loro avrebbe scattato quelle discutibili foto in cui quest’ultimo era sdraiato a terra. Come se fosse morto. Ieri la giovane è stata convocata in Questura per essere risentita. E, nuovamente, assistita da una psicoterapeuta, avrebbe confermato gli alibi. La questione è sempre più un imbuto. Gli accertamenti tecnici irripetibili rappresentano la chiusura del cerchio. Un cerchio che, dopo la convocazione di ieri della nipote di Pierina, rende ormai evidente il pensiero della Procura di Rimini. Un pensiero che, peraltro, ho fatto mio sin da subito. Nell’omicidio di Pierina Paganelli c’è un esecutore materiale e probabilmente anche un mandante. Forse, in ultimo, anche qualcuno che ha dato una mano a ripulire la scena del crimine. Sapete qual è la prima regola per chi si occupa di scena del crimine e delitti più o meno irrisolti? Il Rasoio di Occam. A parità di soluzioni la più semplice è sempre da preferire. Perché è quella giusta. Ai posteri l’ardua sentenza. Che poi, tanto posteri, non saranno.