Fulvio Covalero, amico di Liliana Resinovich sin da ragazzo, ha sempre seguito con attenzione il caso della sua amica, trovata morta nel gennaio del 2022 dopo settimane dalla scomparsa. In un’intervista, Covalero ha parlato senza filtri, riflettendo sulle indagini e sulle sue convinzioni personali sul caso che ancora oggi rimane un enigma. Le sue parole, forti e dirette, non lasciano spazio a interpretazioni superficiali. Per lui, l’omicidio non è stato premeditato, ma piuttosto una reazione impulsiva e violenta a un torto subito. Il punto di partenza per l’amico della vittima è quello che lui definisce “delitto di prossimità”, un concetto che si intuisce dalle ultime indagini. Il 2023 ha visto il gip respingere la richiesta di archiviazione della procura, segnando una vittoria per chi, come Covalero, spera in una verità che si faccia strada, anche tra le ombre. "Non credo che le indagini possano allargarsi troppo, ma non si riparte da zero. Ci sono ancora dettagli da analizzare", afferma con una convinzione che mescola speranza e realismo. Le lesioni evidenti sul corpo della donna, per Covalero, sono un chiaro segno di violenza. Non si tratta di un omicidio premeditato, ma piuttosto di una furia incontrollata, un atto impulsivo scaturito da una situazione di conflitto. Nel dicembre del 2021, proprio quando Liliana era scomparsa, Fulvio aveva scritto un post su Facebook: "Pensare che il suo corpo sia abbandonato come fosse immondizia fa male". Poche settimane dopo, il suo pensiero sembrava quasi premonitore.


Il corpo di Liliana sarebbe stato ritrovato il 5 gennaio, avvolto in due sacchi neri da spazzatura, proprio in un’area vicina alla chiesetta abbandonata che Fulvio aveva menzionato nelle sue ricerche. "Penso di aver ispirato qualcuno che ha portato il corpo lì", ha detto con un misto di inquietudine e consapevolezza. Covalero, infatti, aveva già cercato Liliana in quella zona prima della scoperta, ma non aveva trovato nulla. Quando poi il corpo venne ritrovato a poca distanza, l’uomo si è convinto che le sue parole fossero diventate, in qualche modo, una traccia involontaria che ha guidato l'assassino nel portare il corpo nel parco dell'ex ospedale psichiatrico di San Giovanni. Covalero non si è sottratto alle critiche che sono piovute su di lui per queste affermazioni. "Tutti si sono improvvisati criminologi", ha osservato con un po’ di ironia, ma la sua convinzione che Liliana sia morta il 14 dicembre 2021 resta incrollabile. E sulla questione del nascondiglio del corpo, Fulvio ha risposto con una certa amarezza: “Sono state scritte tante sciocchezze, ma basta pensare che esistono luoghi, come certe grotte, che sono perfetti per conservare i corpi, con una temperatura ideale e priva di umidità”. Cosa ci si può aspettare ora? Fulvio Covalero sembra rimanere lucido e realistico, nonostante le emozioni forti e il dolore che un caso del genere porta con sé. La ricerca della verità per lui è ancora lontana, ma la speranza di arrivare a una giustizia per Lilly è ancora viva.

