Di nuovo in scena, con rabbia e senza veli. Lunedì scorso a Trieste, Sebastiano Visintin è arrivato in bicicletta davanti alla Procura. Ha visto entrare Claudio Sterpin, l’86enne che per anni è stato l’amante di sua moglie Liliana Resinovich, e ha perso il controllo. «Rispetto per Liliana! Non che vai a dire che con le mani si possono fare tante cose!», gli ha urlato contro, sbattendogli addosso rabbia, gelosia e un sospetto lungo tre anni e mezzo. Il giorno non era uno qualsiasi: Sterpin stava entrando per l’incidente probatorio. Un atto ufficiale, una prova che ora pesa nel fascicolo di un’indagine che non è più solo un mistero, ma un possibile femminicidio. A essere indagato, adesso, è proprio Sebastiano Visintin. La storia è nota. Liliana, 63 anni, scompare il 14 dicembre 2021. Il suo corpo viene ritrovato tre settimane dopo, il 5 gennaio, in un boschetto a Trieste, chiuso in due grandi sacchi neri. All’inizio si parla di suicidio, il caso viene archiviato. Poi qualcosa si muove, emergono dettagli. Fino alla riapertura dell’inchiesta e all’iscrizione di Visintin nel registro degli indagati per omicidio volontario. E proprio in questi giorni – come ricostruito in un’inchiesta pubblicata dal settimanale Giallo – sono emersi elementi che rompono le certezze di un tempo. Negli hard disk che Visintin consegnò agli amici subito dopo la sparizione della moglie, c’erano foto di Liliana con Claudio, scattate più di vent’anni fa. Un dettaglio che conferma ciò che Sebastiano ha sempre negato: tra sua moglie e l’anziano amante c’era davvero qualcosa, e non era solo nella testa di lui.

La relazione era concreta. Lo dicono centinaia di messaggi, pieni di affetto e tenerezza, estratti dal telefono di Sterpin. E lo dice anche lo stesso Claudio, che ha risposto così agli insulti di Sebastiano: «Lui non si sogna nemmeno il concetto di amore, non sa cosa vuol dire. Io ho solo detto la verità sin dall’inizio. Non ho altro da aggiungere. L’hanno cercata tutti, tranne uno». Claudio è stato l’ultimo a sentire Liliana, la mattina della scomparsa. Dovevano vedersi, come ogni martedì. «Alle 8.30 mi disse che prima sarebbe passata in centro per un’operazione sul telefono, poi sarebbe venuta da me», ha raccontato agli inquirenti. Ma Liliana non è mai arrivata. E soprattutto, non ha mai portato con sé i telefoni. Sono rimasti a casa, accessibili al marito. Alle 12, il primo allarme. Claudio va a cercarla, si allarma. Poco prima delle 14 chiama ancora. Qualcuno risponde. «Una voce maschile, ha detto solo "pronto, pronto" e poi ha chiuso. Non l’ho riconosciuta, ma ho pensato subito a Visintin». Claudio racconta tutto alla polizia già il 15 dicembre, il giorno dopo la scomparsa. Nessuno, fino a quel momento, sapeva del loro rapporto. Nessuno, tranne Liliana. Alla fine, dice ancora Sterpin, «volevamo andare a vivere insieme. Il rapporto con Sebastiano era finito». Ma lui, Sebastiano, continua a dire il contrario: nessuna crisi, nessun piano per separarsi. Nessuna spiegazione, nemmeno, su quando abbia trovato i telefoni della moglie in casa. E adesso, mentre la giustizia si muove con lentezza ma decisione, la rabbia monta. In strada, in Procura, tra chi Liliana l’ha amata e chi forse, solo, non ha voluto perderla.

