Un guanto. Uno di quelli prelevati all’alba del 9 aprile scorso nell’appartamento di Sebastiano Visintin. Potrebbe essere lui, l’oggetto chiave per sbloccare l’indagine sul mistero che da più di tre anni avvolge la morte di Liliana Resinovich. Non una prova qualunque, ma il possibile match con l’impronta trovata su uno dei sacchi neri in cui era infilato il corpo della donna. La nuova perquisizione, iniziata sette ore prima del sequestro, ha portato via oggetti in apparenza comuni: un bracciale in caucciù spezzato, un maglione scozzese rosso e verde, un giubbotto bianco e nero come quello che si vede nei frame sfocati di una GoPro. E almeno due paia di guanti. Aggiungiamoli a forbici, cesoie, coltelli (centinaia), al maglione giallo e ai guanti arancioni già acquisiti in passato. Pezzi di un puzzle mai risolto. Quel maglione giallo, per esempio. Liliana lo aveva indosso il giorno in cui è scomparsa. Sul polsino sinistro, i tecnici forensi hanno trovato una fibra: “Colore chiaro, giallo, circa due centimetri, estremità assottigliate”, scrive il team di Cristina Cattaneo. Una descrizione compatibile con il maglione che Visintin indossava lo stesso giorno. Coincidenze? Forse.


Ma intanto il tessuto sarà analizzato al microscopio e sottoposto a spettrofotometria: ogni capo ha un “Dna” cromatico. E la giustizia, a volte, sta anche nelle sfumature. Il marito di Liliana, oggi indagato per omicidio volontario, è ancora nelle Marche. Dice di non sapere con esattezza cosa gli sia stato sequestrato. Il braccialetto in caucciù? “Uno di quelli che uso per fissare il cellulare alla bici”. Il maglione rosso e verde? “Comprato a Prato, dopo la scomparsa di mia moglie”. Ma ribadisce la sua linea: “Massima disponibilità con gli inquirenti, come sempre”. Intanto, anche le lame verranno passate al setaccio. Non tutte, ma quelle con caratteristiche particolari. Serviranno a capire se il cordino trovato al collo di Liliana – reciso con precisione chirurgica – possa essere stato tagliato con uno di quei coltelli. Un dettaglio che nelle prime fasi dell’indagine era stato trascurato. Ma il tempo, in certi casi, è solo una variabile. La verità, se c'è, non ha scadenza.

