La criminologa Roberta Bruzzone ha commentato sul settimanale Giallo, diretto da Albina Perri, la controversa frattura alla vertebra toracica T2 riscontrata sul corpo di Liliana Resinovich, definendola un elemento chiave dell’inchiesta. La Bruzzone osserva come “il caso di Liliana abbia visto un’evoluzione significativa dopo il deposito della seconda consulenza medico-legale che, tra le varie cose, ha evidenziato una frattura alla vertebra toracica T2”. La lesione ha però scatenato un vero e proprio “giallo nel giallo” dopo che il preparatore anatomico Giacomo Molinari, presente alla prima autopsia eseguita l’11 gennaio 2022, si è assunto la responsabilità di aver provocato la frattura durante la procedura di preparazione del corpo. Questa versione ha subito provocato forti polemiche. Il fratello di Liliana ha infatti denunciato Molinari per falso, sostenendo che la frattura fosse già presente prima dell’autopsia.


A sostegno di questa tesi, il referto della Tac eseguita l’8 gennaio 2022 mostra fratture vecchie alle ossa nasali e al piede, ma “non riporta traccia di tale lesione alla T2”. La frattura alla vertebra T2 invece emerge chiaramente solo nella seconda autopsia, firmata dalla professoressa Cristina Cattaneo, che la considera “perimortale”, cioè compatibile con un trauma avvenuto poco prima o subito dopo il decesso, quando l’osso mantiene ancora le sue proprietà elastiche. La Bruzzone sottolinea che “indubbiamente la frattura alla vertebra T2 è diventata un elemento centrale nelle indagini sulla morte di Liliana, soprattutto se è corretta l’interpretazione della Cattaneo”. In caso contrario, “l’ipotesi accusatoria perderebbe di solidità, visto che l’ipotesi di omicidio a carico di Sebastiano Visintin, il marito, passa attraverso la causa di morte per soffocazione esterna”. In sostanza, la presenza e la natura di questa frattura possono determinare il destino di un’intera inchiesta, rendendo quel dettaglio medico un nodo cruciale per accusa e difesa.

