L’8 settembre il caso Resinovich tornerà al centro della scena giudiziaria: nuovi esami, nuove perizie, nuove domande. Da quando il corpo di Liliana è stato ritrovato – due sacchi neri, il volto coperto da sacchetti di plastica, nessun segno di violenza evidente – l’ipotesi di suicidio è stata messa in dubbio più volte. Oggi Sebastiano Visintin, marito della donna e unico indagato, è intervenuto in diretta a Morning News. Una lunga intervista in cui ha parlato di dolore, sospetti e accuse che gli piombano addosso da oltre due anni. “Alcuni giorni crollo, altri riesco a reggermi”, ha detto Visintin. “Senza Liliana è un inferno. In casa tutto parla di lei: vestiti, scarpe, armadi. È una ferita sempre aperta”. Poi l’affondo contro la teoria del suicidio: “Il dottor Castantinidis ha parlato di suicidio, ma non c’erano motivi, né segnali, né crisi nel nostro rapporto. Vivevamo come una coppia normale, con alti e bassi, ma unita. Fino al giorno prima eravamo insieme… Ci sono troppe incongruenze da chiarire. Spero che finalmente emerga la verità”. Visintin, fin dall’inizio indagato per la morte della moglie, ha parlato apertamente del peso dell’inchiesta: “È stato devastante ma sono tranquillo: non ho nulla da nascondere. La gente mi ferma per strada e mi mostra vicinanza. Questo mi dà forza”. A chi lo accusa di aver ostacolato o controllato Liliana, risponde così: “Io non l’ho mai ostacolata, né controllata… Sapevo che si sentiva con Sterpin, ma non le ho mai impedito nulla. Il nostro rapporto non era finito. Eravamo ancora marito e moglie, abitavamo sotto lo stesso tetto. Non era una donna che si sarebbe allontanata nel nulla per rifarsi una vita all’improvviso”. Alla fine, la richiesta di rispetto per la memoria di Liliana: “Tutto quello che voglio è che si lasci riposare Liliana con dignità. Non merita di essere trascinata ancora in ricostruzioni parziali e affrettate. Nessuno può parlare al posto suo”.
In studio, ma in collegamento, c’è anche Claudio Sterpin, l’uomo che si definisce senza mezzi termini amante di Liliana. “Parlavamo del futuro insieme,” racconta. “Lei mi aveva detto che passare sei mesi con me sarebbe stato il sogno della sua vita. Una donna così non si suicida". Sterpin rincara la dose: “Io mi considero più amante che amico speciale di Liliana e non è una parolaccia, e il marito lo sapeva benissimo. C'era una relazione a tutti gli effetti, soprattutto nell'ultimo anno. Avevamo progetti insieme e lei non poteva suicidarsi”. Poi l’accusa frontale: “Lei non poteva suicidarsi. Sebastiano lo sa benissimo. Lui sa ma racconta un'altra storia. Io non ce l'ho con lui ma ce l'ho con quello che dice. Noi parlavamo da almeno un paio di mesi del nostro futuro, noi avevamo dei progetti sul nostro futuro". Sebastiano non perde la calma, ma risponde colpo su colpo: “Non voglio commentare in questa sede. Chiedo solo a Sterpin di rispettare Liliana. Io ho conosciuto mia moglie in tutti i suoi aspetti, e quello che racconta lui non coincide con la donna che ho amato per oltre trent’anni… Quando sarà il momento, ci confronteremo. Ora il mio unico obiettivo è fare chiarezza”. Poi, più diretto: “Queste sono le sue verità. Ci sono due cose, parliamo di amicizia e di sentimenti. Io chiedo a Sterpin di rispettare Liliana. La sta infangando di cose che non sono vere”. E ancora: “Io ho stima di lui e mi fa tenerezza per questa sua convinzione di essere stato l'amante di Liliana. Io ho conosciuto Liana per 32 anni in tutti i suoi aspetti e non posso pensare che quello che dice Sterpin sia vero”. L’8 settembre saranno effettuate nuove perizie e accertamenti su reperti sequestrati a casa di Visintin. Lui stesso lo conferma: “Io sono contento che inquirenti siano venuti a casa così avremo finalmente una risposta. Noi però vorremmo che l'indagine fosse a 360 gradi, che si indaghi su tutti quelli che hanno avuto a che fare con Liliana”.
