Il Generale Luciano Garofano, comandante del RIS dei Carabinieri e una delle voci più autorevoli nel campo delle indagini scientifiche italiane, torna a occuparsi del caso di Liliana Resinovich, la donna triestina ritrovata morta il 5 gennaio 2022 in un’area verde dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni. A distanza di oltre due anni dal ritrovamento del corpo, la sua morte resta avvolta nel mistero. Dopo la recente audizione dell’amico di lunga data Claudio Sterpin, sentito nell’ambito dell’incidente probatorio, la GIP Flavia Mangiante, su richiesta della nuova PM titolare dell’indagine Xenia De Monte, ha disposto “un ulteriore e corposo incidente probatorio”. Come scrive Garofano nel nuovo approfondimento settimanale su Oggi, si tratta di “una rivisitazione completa, da un punto di vista tecnico-scientifico, di tutto ciò che può dare un contributo a questa morte tuttora misteriosa”. Garofano sottolinea che i nuovi esami non riguarderanno gli aspetti medico-legali, già oggetto di contrasti tra esperti e attualmente al vaglio della Corte di Cassazione, ma si concentreranno su reperti e tracce fisiche già analizzati o mai esaminati prima. Tra i reperti in questione ci sono “il cordino che cingeva il collo di Liliana, i sacchi neri con i quali era coperta, le scarpe, la borsetta, gli oggetti e gli abiti che indossava quando fu ritrovata il 5 gennaio 2022”. Ma anche tracce nuove: “le fibre e le formazioni pilifere individuate dalla professoressa Cattaneo, i numerosi coltelli ed alcuni vestiti e guanti sequestrati al marito di Liliana e tutto ciò che potrà essere ulteriormente rinvenuto”.

Uno degli obiettivi principali è chiarire se vi sia una compatibilità tra il cordino ritrovato e i gomitoli presenti in casa di Sebastiano Visintin, e se “il taglio operato su quel cordino può essere ricondotto ai numerosi coltelli sequestrati al Visintin”. Importante anche l’aspetto genetico: “Il focus è incentrato sulla possibilità di capire se e quale compatibilità può essere stabilita tra il cordino ed i numerosi gomitoli che Sebastiano aveva in casa”, aggiunge Garofano. E ancora: “Che Dna è ancora possibile ricavare dallo stesso cordino e da quello che legava le tre chiavi rinvenute nella borsa di Liliana?”. La GIP vuole anche sapere “se su tutti i reperti a disposizione siano rinvenibili profili genetici già riconosciuti o appartenenti a soggetti diversi da quelli finora individuati”, e le scarpe saranno oggetto di esami anche “di natura merceologica”, per verificare dove Liliana potrebbe aver camminato prima della scomparsa. Garofano conclude che la giudice Mangiante “non vuole lasciare nulla di inesplorato”, e che “completano questa serie di esami anche gli ulteriori accertamenti sulla eventuale presenza di impronte digitali e palmari, finora mai rinvenute”. Il prossimo appuntamento importante sarà l’8 settembre presso l’Istituto di medicina legale di Ancona. In attesa delle decisioni della Cassazione sugli aspetti medico-legali, questi nuovi accertamenti scientifici rappresentano un importante passo avanti per cercare la verità sulla morte di Liliana.
