Sarà sottoposta a perizia psichiatrica Chiara Petrolini, la giovane studentessa di Traversetolo (Parma) accusata di aver ucciso i suoi due figli neonati, partoriti in segreto e seppelliti nel giardino della villetta di famiglia. Lo ha stabilito la Corte di Assise di Parma, presieduta dal giudice Alessandro Conti, accogliendo la richiesta della difesa. L’obiettivo dell'accertamento è valutare la capacità di intendere e di volere della ragazza all’epoca dei fatti, oltre alla sua eventuale pericolosità sociale.
Il caso, che aveva scosso l’opinione pubblica nell’estate del 2024, emerse quando i carabinieri scoprirono nel giardino dell’abitazione di Petrolini i corpi di due neonati. Le indagini hanno ricostruito che Chiara aveva dato alla luce i bambini da sola, il 12 maggio 2023 e il 7 agosto 2024. Entrambi i neonati erano nati vivi e morirono per shock emorragico poco dopo il parto. La ragazza avrebbe poi provveduto personalmente a tagliare il cordone ombelicale e seppellirli sotto la finestra della sua camera.
Nonostante la gravità dei fatti, Chiara – che al momento si trova ai domiciliari – continuò a condurre una vita apparentemente normale. Il giorno successivo al secondo parto, uscì con gli amici, si recò dall’estetista e cenò in pizzeria, prima di partire con la famiglia per una vacanza a New York. Proprio durante quel soggiorno, la famiglia fu informata del ritrovamento del secondo corpicino.

Il processo, che si è aperto in Corte d’Assise, entrerà nel vivo il 15 settembre con il conferimento dell’incarico ai periti e l’audizione dei primi testimoni. “La domanda principale di questo processo non è cosa ha fatto Chiara, ma chi sia davvero”, ha dichiarato l’avvocato Nicola Tria, difensore della ragazza, sostenendo la necessità di ricostruire il contesto psicologico in cui sarebbero maturati i delitti. La difesa parla di un possibile “disturbo della personalità con stato dissociativo”, ipotesi già ventilata dallo psichiatra che l’ha seguita fin dai primi momenti dell’indagine.
La procura, rappresentata dalla pm Francesca Arienti, non si è opposta alla perizia ma ha invitato il tribunale a valutare l’opportunità di attendere una parte dell’istruttoria prima di procedere. “Né la cartella clinica né la storia personale di Chiara Petrolini lasciano intravedere elementi di una patologia psichiatrica”, ha affermato la pubblica accusa, chiedendo ai giudici di attendere anche le relazioni dei consulenti già nominati.
Particolarmente toccante la posizione dell’ex fidanzato Samuel Granelli, padre dei due neonati, che si è costituito parte civile. “Vuole sapere chi è Chiara e soprattutto perché lo ha fatto”, ha riferito il suo legale, l’avvocata Monica Moschioni. Il giovane, ancora scosso dalla vicenda, si è affidato a un percorso di supporto psicologico. In aula, non c’è stato alcun contatto tra i due ex compagni. Granelli aveva riconosciuto entrambi i figli, registrandone i nomi – Angelo Federico e Domenico Matteo – firmando gli atti di nascita e, insieme, quelli di morte.
Mentre l’inchiesta si prepara ad affrontare i suoi momenti più delicati, resta l’interrogativo più profondo e inquietante: cosa ha spinto una ragazza di vent’anni, apparentemente inserita e senza alcun segnale di disagio, a un gesto così estremo? Sarà la perizia psichiatrica, forse, a offrire una prima risposta.
