Pierina Paganelli è morta da più di un anno, ma il mistero che avvolge il suo omicidio continua a ingigantirsi a colpi di intercettazioni. L’ultima, trasmessa da Ore 14, sembra sfilacciare il già traballante alibi di Louis Dassilva, unico indagato per l’omicidio della donna di Rimini e attualmente in carcere. E a metterlo nei guai, paradossalmente, potrebbe essere proprio la moglie Valeria Bartolucci. Fin dai primi momenti dopo la morte di Pierina, Valeria aveva giurato che Louis quella notte non si mosse da casa. Lei, diceva, si era coricata attorno alle 22:00 e lo aveva visto sul divano poco prima di chiudere gli occhi. Secondo la sua ricostruzione, qualsiasi uscita notturna del marito non sarebbe potuta passare inosservata: la porta della camera era aperta. Ma oggi, quell’alibi suona come un castello di carta.

L’intercettazione in questione è del primo novembre 2023. Valeria parla al telefono con il marito e dice: “Se mi richiamano anche a me dobbiamo vedere se c’è… se ero sveglia a quell’ora, ma io questa cosa non lo so”. Un’ammissione, forse, non intenzionale. Ma abbastanza per insinuare il dubbio che quella notte non l’avesse poi controllato così bene, Louis. E che l’alibi, più che un racconto spontaneo, fosse una toppa cucita male. Nonostante questo, la criminologa Roberta Bruzzone – che assiste Dassilva – continua a difendere la versione di Valeria, citando la Cassazione: la donna sarebbe stata genuina, sincera, almeno nell’orario in cui è andata a dormire. Se avesse voluto costruire un alibi, sostiene Bruzzone, “sarebbe stata più precisa”. Intanto le richieste di scarcerazione per Dassilva sono state già respinte due volte. E l’impressione è che la procura continui a vedere in lui il protagonista (in negativo) di questo giallo riminese. Con l’unica testimone che potrebbe salvarlo, ma che ora rischia di diventare la sua prima incrinatura.

