L’interrogatorio fiume a Manuela Bianchi per l’incidente probatorio che servirà a cristallizzare le sue dichiarazioni sull’omicidio di Pierina Paganelli sta durando più del previsto, ed è destinato a prolungarsi anche nella giornata odierna. Quello che sta emergendo è la conferma della testimonianza che la nuora della vittima ha reso lo scorso 4 marzo, quando la Bianchi, sostanzialmente, ha collocato sulla scena del crimine il suo ex amante Louis Dassilva e pare che la Procura sia intenzionata ad accogliere queste dichiarazioni come veritiere. Gli avvocati difensori di Dassilva però sono pronti a dare battaglia con una serie di domande tese a mettere in luce le numerose contraddizioni in cui la Bianchi sarebbe caduta, e la giornata di oggi sarà fondamentale perché il focus dell’incidente probatorio saranno le intercettazioni ambientali nella sala d’aspetto della questura nelle ore immediatamente successive al delitto. In quel frangente Manuela Bianchi parlò con il suo amante Louis e manifestò una grande preoccupazione per il loro destino, temendo che entrambi fossero stati convocati dalle autorità per essere condotti in arresto. Per quale motivo la nuora di Pierina aveva questo timore? Ma c’è di più. In quella stessa conversazione il senegalese le chiese se la sua paura di finire dietro le sbarre riguardasse solo loro due o anche il fratello di lei, Loris. Per quale motivo tirare in ballo Loris Bianchi?

Questo è un punto che non è mai stato chiarito fino ad ora, e l’incidente probatorio sarà fondamentale per fare luce su ipotesi alternative alla responsabilità di un solo soggetto nell’omicidio di Pierina e sull’identità dello stesso come da sempre ipotizzano i difensori di Dassilva e la consulente di parte, la criminologa Roberta Bruzzone. Sono ipotesi ampiamente circolate nei mesi immediatamente successivi al delitto, ricostruzioni che trovano fondamento nel fatto che l’alibi fornito dai fratelli Bianchi inizialmente non era così inattaccabile perché la figlia di Manuela, all’epoca minorenne, in un primo momento aveva dichiarato che lo zio Loris si era allontanato dall’abitazione della sorella in un orario compatibile con quello dell’omicidio per poi ritrattare. Nella prima testimonianza infatti la ragazza aveva dichiarato agli inquirenti che lo zio Loris era uscito intorno alle 22.05-22.10 e le foto scattate dalla sorella che ritraevano l’uomo riverso a terra dopo aver giocato con il cane riportano come orario le 22.49-22.50. Ci sarebbe quindi un buco temporale in cui verrebbe a cadere l’alibi di Loris e Manuela dato che l’omicidio è avvenuto alle 22.13 e 31 secondi se non fosse per il fatto che successivamente la giovane ritrattò la narrazione dicendo di essersi sbagliata e collocò lo zio e la madre in casa fino all’orario in cui furono scattate le famigerate foto quindi nel lasso temporale in cui è avvenuto l’assassinio.

Si tratta realmente di un alibi granitico, dato che il processo sarà fondamentalmente basato su indizi e non su prove certe? Ma l’elemento più importante su cui la difesa di Dassilva probabilmente punterà maggiormente l’attenzione è un’altra intercettazione ambientale raccolta sempre nell’androne della questura, una conversazione tra Manuela e Loris dove la Bianchi dice al fratello: "Ma possibile che fra ieri sera alle 10 e mezza e stamattina alle 8 nessuno sia passato da lì (dal vano scale dove si trovava il cadavere di Pierina)?”. Si tratta di parole pronunciate nelle ore successive al delitto quando ancora non si sapeva nulla dell’orario in cui la Paganelli era stata uccisa, non si sapeva se quelle 29 coltellate fossero state inferte la sera del 3 o la mattina del 4 ottobre perché né gli inquirenti né i media avevano diffuso alcun dettaglio. Come mai Manuela Bianchi conosceva l’orario dell’aggressione e dell’omicidio della propria suocera? Tutte domande che sorgono spontanee e che la difesa di Dassilva certamente metterà in campo in quella che si preannuncia un’altra lunga e fondamentale giornata per determinare finalmente la verità sul delitto di via del Ciclamino a Rimini.
