Via del Ciclamino non è solo un indirizzo, è diventata una scena muta, un luogo dove le risposte sembrano essere sussurrate dalle ombre. E che ombre. Pierina Paganelli, 78 anni, conosceva il suo assassino: questo è l'unico dato certo emerso finora; eppure, quella certezza si infrange contro un muro di dubbi che cresce, di giorno in giorno. Louis Dassilva, cittadino senegalese e vicino di casa della vittima, è l’unico indagato fino a oggi e attualmente si trova in custodia cautelare in carcere, accusato dell'omicidio della donna. Tuttavia, mentre le indagini si addentrano nelle dinamiche del crimine, altre tensioni emergono dal contesto legale: le denunce incrociate tra Dassilva, sua moglie Valeria Bartolucci, l’avvocato Nunzia Barzan e il fratello di quest’ultima, Davide Barzan, complicano ulteriormente il caso. Bartolucci accusa Davide Barzan di essersi spacciato e comportato come un avvocato senza esserlo, con l’ausilio dell’unico professionista titolato, cioè sua sorella Nunzia, mentre lui parrebbe non potersi fregiare di alcun titolo. Dassilva, dal canto suo, sostiene che i fratelli Barzan, dopo aver inizialmente assunto la sua difesa, abbiano successivamente rappresentato la nuora della vittima, Manuela Bianchi, a oggi indicata nel procedimento penale quale persona offesa, operando, quindi, scelte tecniche e difensive contro di lui, in un evidente conflitto di interessi. Se accertate, queste accuse, sarebbero di una portata gravissima. La denuncia di Valeria Bartolucci è nelle mani ancora del dottor Paci, Pubblico Ministero che, dopo i fratelli Savi e i fratelli Bianchi, ora deve “concentrare le la propria attenzione” anche sui fratelli Barzan. Eppure, al di là di questi trambusti, il cuore del procedimento penale deve restare la notte del 3 ottobre 2023, quella in cui una telecamera di sorveglianza, la Cam3 della farmacia San Martino, ha ripreso quello che, chi indaga, ritiene essere l’assassino dell’ex infermiera in pensione. Per accertarne l'identità, nei primi mesi del 2025, si svolgerà un esperimento giudiziale per riprodurre quanto più fedelmente possibile la famosa camminata ripresa dall’impianto di sorveglianza. Ogni dettaglio - dalle luci della strada al percorso segnato sull'asfalto - sarà ricreato per confrontare la sagoma ripresa con quelle di Dassilva e di un altro vicino, Emanuele Neri. È una prova delicata, resa ancora più cruciale dall'assenza del dna di Dassilva sugli indumenti della vittima. Ed è, proprio, su questo aspetto che si concentra l'elemento più inquietante: durante gli accertamenti tecnici irripetibili condotti dal professor Emiliano Giardina sono state rilevate tracce di dna appartenenti a due donne diverse.
Una era sulla gonna, all'altezza della vita, l'altra sulla maglietta, vicino a una ferita da coltello. Non appartengono al senegalese, chiaramente, e quella sulla gonna della povera Pierina è già stata attribuita ad una delle soccorritrici giunte sul luogo del delitto. Dunque, cosa potrebbe raccontare l’impronta genetica di donna ignota? È la chiave di una verità nascosta, o semplicemente un'illusione? Il materiale è esiguo, dettaglio non da poco, perché potrebbe renderla difficilmente attribuibile. Tuttavia, la collocazione della traccia - vicine alle coltellate - induce a pensare a una possibile interazione fisica con la vittima, forse durante l'aggressione o nella fase successiva di staging. Chi potrebbe averla rilasciata tra le persone vicine alla vittima? Qui entra in gioco il peso delle relazioni: Pierina Paganelli divideva la sua vita tra la famiglia di sangue e quella di culto. Ogni traccia sul suo corpo, ogni dettaglio sulla scena del crimine, ogni accusa gettata nel processo riflette un reticolo di legami che vanno oltre il singolo gesto omicida. La scena del crimine diventa così un palcoscenico emotivo, un luogo in cui azioni, motivazioni e segreti si intrecciano. La domanda resta: chi potrebbe essere quella donna? Il giallo di via del Ciclamino non è solo un caso di cronaca: è una prova per il sistema, una sfida per gli investigatori e una questione aperta per la società. Ogni indizio - dalla camminata sotto la Cam3 al dna trovato sul corpo della vittima racconta una storia. Eppure, come spesso accade, la verità resta sospesa, sepolta sotto una coltre di incertezze. Per ora.