In ogni caso di omicidio che cattura l'attenzione dei media, c'è una verità che rischia di essere sommersa dal clamore mediatico. Il giallo di Rimini, riguardante l'omicidio di Pierina Paganelli consumatosi in via del Ciclamino quasi un anno fa, non rappresenta l’eccezione. È fondamentale ricordare che Pierina Paganelli è l'unica vittima di questa tragedia. Mentre l'indagine continua, i sospetti si consolidano, e cresce l’attesa sulla pronuncia del Riesame, dobbiamo ricordare il principio della presunzione di innocenza, tenendo sempre presente che chi ha perso la vita non ha più la possibilità di difendersi o raccontare la propria versione dei fatti. Ripartiamo quindi dal delitto di via del Ciclamino. Qualche tempo fa, in una delle poche interviste televisive, Giuliano Saponi, il figlio della Paganelli aveva dichiarato:"Io non ho mai dato la colpa a nessuno. Ho le mie idee basta. Però le ho sempre tenute per me, ancora non le tiro fuori". Alla domanda se queste idee coincidessero con quelle della Procura, ha risposto: "Non te lo dico. Non ve lo dico". E alla domanda se sentisse la necessità di chiedere a Louis Dassilva la verità per capire se stava mentendo, ha dichiarato: "No, quello che penso io è diverso. Io la vedo in modo diverso". Queste parole, pronunciate da un uomo evidentemente provato, meritano rispetto e suscitano interrogativi. E da quelle parole sono passate solo poche settimane. Se Louis Dassilva non è la persona a cui Giuliano intende rivolgere le sue domande, chi potrebbe essere? Giuliano sembra chiaramente avere un'idea diversa rispetto alla versione che ha portato all'arresto di Dassilva, un senegalese di trentaquattro anni. Qual è la sua teoria? Forse sospetta di un'altra persona già presa in considerazione nelle indagini, o forse si riferisce a qualcuno di cui ancora non si è parlato, una figura che potrebbe aprire nuovi scenari. Un estraneo al condominio? Del tutto improbabile. Recentemente, alcune indiscrezioni hanno rivelato che il Dna isolato sulla scena del crimine non appartiene a Louis Dassilva. Almeno, non lo sarebbe quello sui reperti – tablet, occhiai e relativa custodia, che, secondo la Procura, l’assassino avrebbe rimesso nella borsa della vittima dopo aver commesso l’omicidio. Se così fosse, si aprirebbero altri e non troppo lontani scenari.
Difatti, in caso di mancata corrispondenza le indagini dovranno volgere altrove. Ad ogni modo, prima di eventualmente confrontare il profilo genetico isolato con quello di altri sospettati, si renderà necessario iscrivere questi ultimi nel registro degli indagati, garantendo il rispetto dei loro diritti di difesa. Ieri, nel corso dell’udienza dinnanzi al tribunale delle libertà, la difesa del senegalese ha prospettato una tesi alternativa. Che siano stati sollevati dubbi capaci di mettere in discussione l’intero impianto accusatorio. Quel che appare certezza è che, ad oggi, il Tribunale del Riesame si è riservato di decidere sulla custodia cautelare di Louis Dassilva. Nel frattempo, la ricerca della verità per Pierina Paganelli prosegue. La giustizia farà il suo corso, e il Dna potrebbe essere l'elemento determinante per arrivare alla verità. La vera verità. Non certamente il frame della farmacia nei fatti insufficiente per disporre un rinvio a giudizio. Chi è l’assassino di Pierina e perché l’ha uccisa? Probabilmente il perché è da ricercare anche nell’incidente di Giuliano, avvenuto qualche mese prima del delitto. In verità, i familiari dell’ex infermiera in pensione si sono detti preoccupati qualora Louis tornasse in via del Ciclamino magari beneficiando di una diversa misura cautelare. Louis Dassilva c’era sulla scena del crimine? E se c’era ha fatto tutto da solo? La giustizia farà il suo corso molto presto.