Amedeo Rizza, il legale del 17enne di Paderno Dugnano che ha compiuto una strage sterminando tutta la propria famiglia, ha raccontato del suo incontro con il ragazzo: “Ha chiesto di essere aiutato. Sta prendendo consapevolezza di quello che è successo. I nonni e la zia gli sono vicini". L’avvocato ha poi spiegato cosa accadrà ora: "L'obiettivo è: indietro non si può tornare, dobbiamo capire se il suo disagio si trasforma in qualcosa di più grave e fare in modo che venga aiutato, affinché quando uscirà sarà una persona diversa". E sulla richiesta di una perizia psichiatrica: "Da un punto di vista legale è necessaria. La valutazione medica è capire se questo disagio di cui ha parlato possa nascondere qualcosa di diverso e più grave. Tutti ora abbiamo il dovere di aiutare il ragazzo. Premeditazione? Chi viene interrogato nell'immediatezza di un fatto ha un racconto immediato di quello che è successo, i ricordi possono essere diversi a distanza di qualche giorno. Tra le varie le soluzioni per alleviare il suo disagio aveva pensato anche al distacco dalla famiglia. L'interesse del difensore ora è pensare come proteggere il minore”.
Il ragazzo, che secondo quanto detto dal suo avvocato sta prendendo consapevolezza di quanto accaduto, ha chiesto aiuto: “Vorrei seguire un percorso di recupero, essere curato, tornare a studiare”. Riccardo, che al momento si trova nel carcere minorile Beccaria di Milano, spera di riprendere gli studi. Nel frattempo si sta procedendo alla nomina di un consulente per accertamenti psicologici e psichiatrici. “Nella mia famiglia mi sentivo un corpo estraneo, oppresso”. Questo il racconto del ragazzo davanti al gp dei minori: “Non c’è un vero motivo per cui ho ucciso. Ho pensato che uccidendoli tutti mi sarei liberato da questo disagio. Un minuto dopo, ho capito che non era facendolo che mi sarei liberato”. E sulla sera degli omicidi: “Non è successo niente di particolare. Ma ci pensavo da un po’, era una cosa che covavo”.