Diciassette anni e uccidere la propria famiglia durante la notte. Padre, madre e il fratellino di soli dodici anni. Tre omicidi consumati tutti negli stessi minuti. Più di assassino seriale potremmo parlare di killer di massa. Un fenomeno evitabile? Sì, se prestassimo maggiore attenzione, nel vivere quotidiano, ai disturbi sia mentali sia a quelli causati dallo stress. Le stragi che si consumano all’interno della propria famiglia sono molto più diffuse in Italia rispetto agli Stati Uniti, dove il fenomeno dei serial killer è stato studiato è categorizzato nelle varie tipologie schematiche che conosciamo. Negli Usa tende a prevalere invece l’uccisione degli sconosciuti. Questo perché nel nostro paese la famiglia viene ancora percepita come il nucleo fondante della società che, viste le difficoltà che il mondo esterno ci impone talvolta di affrontare e superare, portano ad un aumento di questo tipo di crimini anziché ridurli. E, molto spesso, in questi omicidi l’arma da taglio è quella maggiormente usata. È il caso di Riccardo Chiarioni, il ragazzo di appena diciassette anni che ha da poco ucciso tutta la sua famiglia: “Dal punto di vista giudiziario non abbiamo un movente tecnicamente valido. Dal punto di vista sociologico e psicologico ovviamente sono aperte le indagini. Anche lui non si dà una spiegazione. Ha parlato di un suo ‘malessere’ da qualche giorno, un pensiero di uccidere, ma non legato alla famiglia”. Queste le parole della pm della Procura per i minorenni Sabrina Ditaranto.
“Ha capito che non può tornare indietro, lui non si dà una spiegazione di quello che ha fatto. È molto lucido su questo, sa che quello che ha fatto è irreversibile. Ha aggredito il fratello mentre dormiva, ma in qualche modo si è svegliato e ha fatto svegliare a sua volta i genitori. Quando sono arrivati prima ha colpito la madre e poi quando la madre si è accasciata, ha colpito il padre, di spalle, mentre prestava soccorso al figlio minore”. Il ragazzo al momento si trova nel centro di prima accoglienza del carcere minorile Beccaria di Milano dove sta ricevendo supporto. Questi i capi d’accusa che al momento gli vengono contestati: omicidio aggravato dalla premeditazione, aver ucciso una vittima minore, i legami famigliari con le persone uccise l’avere agito mentre queste dormivano. Un triplice omicidio che il giovane ha consumato poche ore dopo la festa di compleanno per i 51 anni del padre: “Non c’è un vero motivo per cui li ho uccisi. Mi sentivo un corpo estraneo nella mia famiglia. Oppresso. Ho pensato che uccidendoli tutti mi sarei liberato da questo disagio. Me ne sono accorto un minuto dopo: ho capito che non era uccidendoli che mi sarei liberato”. A quanto pare nessun segno di disagio pesante nei giorni precedenti il delitto, come ha raccontato la pm: “Ultimamente sentiva musica molto triste e, contrariamente a una carriera scolastica brillante, l’anno trascorso aveva preso una materia a settembre, matematica. Ma anche questo particolare, a suo dire, non sarebbe stato prevalente nel suo disagio generale”. Quando i carabinieri sono arrivati sul luogo della strage, a Paderno Dugnano, hanno trovato il ragazzo seduto su un muretto d’ingresso. Calmo e, con accanto a lui, coltello da cucina sporco di sangue. L'accettazione e il pentimento è sicuramente un percorso non facile e lungo, ma ora non si può più tornare indietro.