Avvocato senza esserlo, consulente in tv, protagonista di una lunga scia di denunce per truffa. La storia di Davide Barzan è finita prima nell'inchiesta de Le Iene e poi sul Corriere della Sera. La dinamica che sembrerebbe emerge è sempre la stessa: promesse di affari milionari, assegni senza copertura, investimenti mai realizzati. A raccontarlo sono decine di testimoni, ascoltati nell’inchiesta firmata da Gaston Zama e Marco Occhipinti.
Si presentava in Ferrari (a noleggio), parlava di affari in Qatar e progetti immobiliari a Dubai, viveva tra yacht e conti esteri pieni di soldi, almeno sulla carta. In realtà, secondo chi lo accusa, quando arrivava il momento di restituire quanto ricevuto, gli assegni risultavano scoperti. E lui spariva. C’è chi gli ha dato 46mila euro per una palestra mai aperta, chi 30mila per la mediazione su un negozio mai comprato, chi 40mila per una casa mai costruita. Un altro testimone racconta di aver investito 50mila euro allettato da un tasso del 34% in sei mesi: “Di chi mi devo fidare se non di uno che va ospite fisso in Rai e Mediaset?”.

Nel 2010, Barzan avrebbe anche raccontato in giro di essere lui il vincitore dei 47 milioni di euro al Superenalotto vinti a Cosenza. Un’affermazione mai confermata, ma utile a costruirsi un profilo credibile. Anche per questo oggi la sua parabola viene raccontata come una storia all’italiana. Il Corriere della Sera parla di un “Totò che vende la fontana di Trevi”."L'italiano che zoppica con il reiterato uso del fantozziano 'venghino', Banzano, l'avvocato laureato anzi no, con tanto di spiegazioni a Zama: 'Venghi si può dire perché è participio passato di venire'" si legge nell'articolo sul Corriere della Sera. Oggi Barzan sembrerebbe negare ogni addebito. Ma resterebbe un dato: una condanna definitiva a sei mesi per truffa, pena sospesa, per un assegno da due milioni risultato scoperto.
