Louis Dassilva, 35 anni, è accusato di averle tolto la vita per salvare il suo matrimonio. Aveva una relazione segreta con Manuela Bianchi, nuora della vittima e sua vicina di casa. Pierina aveva intuito tutto e stava per smascherarli: per l’accusa, è questo il movente. L’uomo , senza alibi e sospettato di depistaggi, è in carcere da dieci mesi. Sul settimanale Giallo le intercettazioni e le testimonianze che inchiodano lui e svelano il lato oscuro di una passione proibita…
Rimini, ottobre 2023. Pierina Paganelli, 78 anni, viene trovata morta in un garage condominiale. Accoltellata. Nessun segno di scasso, nessun furto. Solo sangue, silenzio e un intero palazzo che si ritrova spettatore – e forse protagonista – di un giallo che sa di tragedia familiare. Dieci mesi dopo, l’unico imputato è Louis Dassilva, 35 anni, senegalese, vicino di casa della vittima. La Procura non ha dubbi: è lui l’assassino. Ma Louis, da dietro le sbarre, urla la sua innocenza. Scioperi della fame, crisi di nervi, singhiozzi in Questura. “Sono un capro espiatorio”, ripete. Eppure, gli indizi si accumulano come sabbia bagnata sotto la porta chiusa del carcere. Gli avvocati continuano a chiedere la sua scarcerazione. I giudici continuano a dire di no. Secondo l’accusa, Louis avrebbe avuto un movente potentissimo: proteggere il suo matrimonio. Come riportato dal settimanale Giallo la moglie Valeria Bartolucci non avrebbe mai tollerato una scappatella. E Dassilva, la scappatella, ce l’aveva eccome: Manuela Bianchi, nuora della vittima. Una storia clandestina che andava avanti tra sguardi sfuggenti, pareti sottili e sensi di colpa. E Pierina? Aveva capito. Forse non sapeva chi fosse l’amante di sua nuora, ma stava per scoprirlo. Per l’accusa, Dassilva l’ha eliminata per non perdere tutto.


Il Riesame non ha dubbi. “Sa depistare e simulare... sa usare il coltello... non ha un alibi”. E in effetti, il suo cellulare tra le 21:44 e le 22:18 – l’ora del delitto – tace. E Louis, nel frattempo, si muove “rapidamente” tra la sua casa e il seminterrato. Nessun estraneo in condominio, nessuna macchina in ingresso. Solo un killer che conosce ogni angolo. Dopo l’omicidio, Louis avrebbe cancellato i messaggi con Manuela, consegnato i vestiti “lavati” e simulato una zoppia. In carcere, intercettato mentre la moglie gli comunica l’esito negativo del DNA, si lascia andare: fa il segno della croce, si commuove, la abbraccia. “Una reazione inspiegabile per chi non ha toccato la vittima”, scrivono i giudici. E Manuela? Prima lo copre, poi lo scarica. Racconta agli inquirenti di averlo visto nei garage la mattina dopo il delitto. Ma Louis non avrebbe dovuto sapere nulla, dice lui. Allora perché era lì? Intanto, la perizia fonica parla chiaro: tra le 22:14 e le 22:20, dopo le urla di Pierina, si sentono almeno quattro rumori secchi. Qualcuno si muove nel silenzio. Qualcuno che conosce bene porte tagliafuoco e garage. Qualcuno di casa.

