Pierina Paganelli aveva 78 anni. L’hanno trovata morta nei garage di via del Ciclamino, a Rimini, dove abitava. Era il 3 ottobre 2023. Da allora, l’unico nome su cui gli inquirenti hanno puntato tutto è quello di Louis Dassilva, 35 anni, senegalese. Arrestato a luglio, resta in carcere. Il giudice per le indagini preliminari Vinicio Cantarini ha respinto la richiesta di scarcerazione. A confermarlo è uno dei suoi legali, l’avvocato Riario Fabbri, che insieme ad Andrea Guidi aveva presentato una memoria difensiva che prova a ribaltare il quadro. Un mosaico che però – almeno per il gip – è già completo. «Se tali indizi vengono ricomposti e letti complessivamente all’unisono», scrive il giudice, «è altamente probabile che proprio Dassilva sia l’assassino di Pierina Paganelli». Nessun altro. Nessuna pista alternativa, almeno per ora. Nella memoria, i legali di Dassilva smontano la versione di Manuela Bianchi – nuora della vittima ed ex amante dell’indagato – oggi accusata di favoreggiamento. È stata lei a raccontare che Dassilva era lì, in garage, quando ha trovato il cadavere. E che le avrebbe detto di non urlare, di andare a chiamare aiuto.


Ma la difesa parla di incongruenze, incoerenze, bugie. Secondo loro Manuela e suo fratello Loris Bianchi andrebbero indagati per l’omicidio. Il gip, però, non ci sta: entrambi hanno alibi solidi e, soprattutto, «manca un movente». Anche la linea difensiva viene definita “distorta”. «Pretende di svalutare la credibilità di Manuela ricorrendo a pregiudizi morali – scrive il giudice – perché donna infedele quindi bugiarda». Quanto alle analisi tecniche, tra cui perizie foniche e tracciamenti, «l’interpretazione data dalla difesa è in parte errata». Eppure la partita non è finita. Giovedì 17 aprile si torna in aula, questa volta davanti al Tribunale del Riesame di Bologna. Dopo l’annullamento dell’ordinanza d’arresto da parte della Cassazione, ora c’è da rifare i conti con gli indizi. Louis Dassilva spera ancora nella scarcerazione. Ma per il gip di Rimini, il quadro resta nitido. Fin troppo.

